27 febbraio 1963. Clinica Citta' di Milano. Benedetta viene operata alla testa, per l’ultima volta. Ha paura. Maria Grazia le scrive le parole di Bernanos dal Diario di un curato di campagna, modificando lievemente il testo perche' non comprenda che il curato allude alla propria morte: "Se avro' paura, diro' senza vergogna - Ho paura - e il Signore sapra' rassicurarmi". Benedetta legge, e ripete queste parole a mezza voce, in completo abbandono, e ringrazia l’amica con straordinaria dolcezza.

28 febbraio 1963. E' il giorno più tragico e forse il piu' grande nella vita di Benedetta. Diventa cieca. Il viaggio nel mistero di Dio e' ormai compiuto. Seguono ore disperate: "...stava molto male; respirare le era penoso. Si agitava mentre le applicavano le fleboclisi, dolorose, nelle vene del dorso della mano sinistra. Usando l'altra sua mano, che le avevano lasciata libera, si cercava di "parlarle" per spiegarle di stare ferma. Con disperazione tentavamo, per la prima volta, di provare a "parlare" a lei, sorda e cieca, con l’alfabeto muto che conosceva, atteggiando le dita della sua mano a formare le singole lettere convenzionali. Ma non era ancora abituata a questo esercizio di eroica pazienza. Era disperata e ci respinse. Poi, quasi d’improvviso, l'invade una gran pace. La cecita', che fino al giorno prima era per lei un’ipotesi terrorizzante, ora e' una realta', un fatto, e Benedetta l’accetta, come espressione della volontà di Dio".. (dalla testimonianza di M. Grazia)

Sorda, totalmente paralizzata, cieca, Benedetta comunica con gli altri attraverso quel fil di voce che le e' rimasto e gli altri le "parlano" piegando le dita della sua mano destra e premendogliele sul corpo e sul volto secondo un alfabeto muto convenzionale. In questo modo le vengono trasmesse le lettere degli amici, le pagine dei libri, le notizie del mondo, i pensieri di tutti. Una mano e un fil di voce, unici ponti col mondo.

Una difficile serenità si riflette nelle lettere che Benedetta detta alla mamma per gli amici:
A Franci: "... Nella tristezza della mia sordita', e nella piu' buia delle mie solitudini, ho cercato con la volonta' di essere serena per far fiorire il mio dolore; e cerco con la volonta' umile di riuscire ad essere come Lui vuole: piccola, piccola, come mi sento sinceramente quando riesco a vedere la Sua interminabile grandezza nella notte buia dei miei faticosi giorni".

Intanto, sopraggiunta l'estate, Benedetta viene trasportata a Lourdes, per il suo secondo ed estremo pellegrinaggio: "...vado ad attingere forza dalla Mamma celeste, poiche' non so abituarmi come vorrei a vivere felicemente nel buio, nell’attesa di una luce piu' viva e piu' calda del sole".
Il miracolo di Lourdes, e' la scoperta della sua autentica vocazione alla croce: "...ed io mi sono accorta piu' che mai della ricchezza del mio stato e non desidero altro che conservarlo. E' stato questo per me il miracolo di Lourdes, quest’anno".

Sorda, totalmente paralizzata, cieca, Benedetta comunica con gli altri attraverso quel fil di voce che le e' rimasto e gli altri le "parlano" piegando le dita della sua mano destra e premendogliele sul corpo e sul volto secondo un alfabeto muto convenzionale. In questo modo le vengono trasmesse le lettere degli amici, le pagine dei libri, le notizie del mondo, i pensieri di tutti. Una mano e un fil di voce, unici ponti col mondo.

Una difficile serenità si riflette nelle lettere che Benedetta detta alla mamma per gli amici:
A Franci: "... Nella tristezza della mia sordita', e nella piu' buia delle mie solitudini, ho cercato con la volonta' di essere serena per far fiorire il mio dolore; e cerco con la volonta' umile di riuscire ad essere come Lui vuole: piccola, piccola, come mi sento sinceramente quando riesco a vedere la Sua interminabile grandezza nella notte buia dei miei faticosi giorni".

Intanto, sopraggiunta l'estate, Benedetta viene trasportata a Lourdes, per il suo secondo ed estremo pellegrinaggio: "...vado ad attingere forza dalla Mamma celeste, poiche' non so abituarmi come vorrei a vivere felicemente nel buio, nell’attesa di una luce piu' viva e piu' calda del sole".
Il miracolo di Lourdes, e' la scoperta della sua autentica vocazione alla croce: "...ed io mi sono accorta piu' che mai della ricchezza del mio stato e non desidero altro che conservarlo. E' stato questo per me il miracolo di Lourdes, quest’anno".