Chiusa in un deserto sconfinato, Benedetta canta la gioia di vivere e ringrazia senza fine il Signore per il meraviglioso dono della vita.
Spesso ripete questo canto negro:


    A volte mi sento come un bimbo senza mamma 
    a volte mi sento come un’aquila nell'aria.
    Una mattina luminosa e bella
    deporro' il mio fardello, distendero' le ali e fendero' l’aria, 
    potrete seppellirmi all’est
    potrete seppellirmi all’ovest 
    ma quella mattina
    gli angeli apriranno le grandi ali
    e io udro' le sante trombe suonare.

 

Poi venne l’ultima estate.
Le voci del lago, lo splendore e il profumo dei fiori sono ormai l'eco d'un sogno. Nel paesaggio di tenebra, Benedetta ricerca il suo Dio: "...i giorni passano nell'attesa di Lui che io amo nell'aria, nel sole che non vedo piu', ma che sento ugualmente nel suo calore quando entra attraverso la finestra a scaldarmi le mani, nella pioggia che scende dal cielo a lavare la terra..."

Il 1 Novembre ‘63 l’amica Giuliana, di ritorno dalla processione al cimitero, sente di dover passare da Benedetta che, appena sa della sua presenza, si mostra ansiosa di comunicare: "Ti devo dire una cosa importante:... sono entrata in un cimitero di Romagna, c'era una sola tomba aperta, illuminata da una luce tanto forte che la mia vista non riusciva a sostenerla e in mezzo a questa luce ho visto una rosa bianca. Tu cosa ne dici?" A Giuliana che esitava a rispondere, Benedetta soggiunse: "Non parlarne con nessuno."
Il racconto e' seguito anche dalla sorellina Carmen, presente a insaputa di Benedetta.

Si avvicina l'ultimo suo Natale, "e Benedetta diceva di pregare perche' in quella notte la pace scendesse sul mondo e diceva che lei aveva chiesto una grande grazia al Signore, di farla rinascere in quella notte con Lui. Io le portai un crocifisso. Benedetta volle toccarlo, poi disse - Anch'io così, ma sempre in letizia" (dalla testimonianza di Giuliana).

Già da tempo Benedetta si preparava al suo mistico Natale:
"Adesso io cammino per la strada che conduce a Betlemme: alla stalla dove il Bimbo nasce, mistero di amore e di dolore."

 

 

A fine anno i suoi la trasportano a Milano, e' l’ultimo addio agli amici che l’attendono: "Mi sembra di essere desiderata e contesa: che ridere, Maria Grazia!"
 

La realta' di questo avvento, della nascita di Cristo in lei, era anticipata nella lettera a padre Gabriele del luglio '63: " Nelle prove mi raccomando alla Madre che ha vissuto prove e durezze le piu' forti, perche' riesca a scuotermi e a generare dentro il mio cuore il suo figlio così vivo e vero come lo e' stato per Lei."

A Capodanno Benedetta deve lasciare Milano: di ritorno a Sirmione trova il telegramma di Roberto. La mamma glielo "trasmette" come al solito, attraverso la mano: "Congregavit nos in unum Christi amor. Exultemus"
Queste parole la fanno trasalire di gioia e volgendosi alla mamma: "...Leggi adagio, mamma, la gioia e' troppo grande, e' la Chiesa che mi parla."

Poi sembra che perfino la Chiesa taccia, mentre Benedetta si avvia al suo Getsemani di solitudine: "Sai, mamma, per molti Benedetta e' gia' morta. Eppure molti mi ricorderanno; rimpiangeranno di non essermi stati accanto in quest’ora. La fine e' vicina, ma non dovrai mai sentirti sola, mamma; ti lascio tanti figli, tanti figli da guardare".

Benedetta sente avvicinarsi il momento dell'Incontro.
"In questi ultimissimi giorni sono peggiorata di salute; spero, percio', che la "chiamata" non si faccia attendere troppo... ti diro' che ho gia' sentito la voce dello Sposo. Sono lenta nelle preghiere, ma offro tutto, così come sono: Lui, che e' generato in me, voglia guidarmi fino in fondo".
"Ti diro' anche che in questi giorni mi sento spesso piena di Spirito Santo".

Sirmione, mattino 23 gennaio 1964, giorno dello sposalizio della Vergine. Benedetta chiede alla madre di "leggerle" la pagina conclusiva, ove e' l’atto di offerta, de La storia di un’anima.di S.Teresa di Lisieux. La madre le e' accanto e per parlarle le muove lentamente la mano perche' Benedetta appare molto stanca. Un uccellino si posa sulla finestra; la mamma lo comunica a Benedetta che, priva da vari mesi anche della voce ridotta a penoso balbettio, intona una vecchia canzone: "Rondinella pellegrina". La sua voce limpida e nuova stupisce i presenti. Emilia, l’infermiera, piena di commozione esclama: "Signora, non sente, questa e' una voce che viene dal cielo. Benedetta muore!".
Sono gli ultimi istanti della sua vita terrena.
Una rosa bianca fiorisce fuori stagione nel giardino. Nell'apprenderlo dalla madre, Benedetta le dice, forse ricordando la visione comunicata all'amica Giuliana: "E' un dolce segno"..Aveva tante volte ripetuto: "Per coloro che credono, tutto e' segno".
Poi chiede alla mamma di "trasmetterle" l'ultima lettera di Lucio che, citando S.Paolo, le parla del trionfo della croce. Ricorda anche lo studente di medicina che in un'amara lettera pubblicata su "Epoca" si professava incapace di amare e percio' di credere: "Mamma,...Epoca ...  muoio ... digli ... gli voglio bene".
E in un sussurro appena percettibile: "... Mamma... ricordi la leggenda?...".La madre non capisce e tace pensosa. Solo alcuni giorni dopo le tornera' alla mente la leggenda di Tagore: " Il mendicante e il re".

"Ero andato mendicando di uscio in uscio lungo il sentiero del villaggio, quando, nella lontananza, apparve il tuo aureo cocchio come un segno meraviglioso; io mi domandai: Chi sara' questo Re di tutti i re? Crebbero le mie speranze e pensai che i miei giorni tristi sarebbero finiti; stetti ad attendere che l’elemosina mi fosse data senza che la chiedessi, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere. Il cocchio mi si fermo' accanto. Il tuo sguardo cadde su di me e scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita. Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano dritta dicendomi: -  Cosa hai da darmi?- Ah!, qual gesto regale fu quello di stendere la tua palma per chiedere a un povero! Confuso ed esitante tirai fuori lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e te lo diedi. Ma qual non fu la mia sorpresa quando, sul finir del giorno, vuotai per terra la mia bisaccia e trovai nello scarso mucchietto un granellino d’oro! Piansi amaramente di non aver avuto il cuore di darti tutto quello che possedevo". 

(Rabindranath Tagore)

 

Benedetta aveva dato tutto.
L'ultima sua parola fu "Grazie"

 

 

Pensieri di Benedetta Bianchi Porro