Dirò solo Padre Nostro

Dopo aver ascoltato le parole del Crocifisso, Francesco, salito a cavallo, si recò verso la città di Foligno portando un carico di stoffe di diversi colori. Qui vendette cavallo e merce e tornò subito a San Damiano, dove trasferì la sua dimora. Suo padre, preoccupato, andava cercando dove mai fosse finito il figlio. Venne a sapere che, completamente trasformato, abitava presso quella chiesa. L'uomo chiamò amici e vicini e in tutta furia si precipitò a San Damiano. Francesco, per schivare la violenta ira paterna, andò a rifugiarsi in una caverna segreta, e vi restò nascosto un mese intero. Qui pregava con abbondanti lacrime che il Signore lo liberasse da quella persecuzione e amorevolmente lo aiutasse a realizzare le sue aspirazioni.

Un giorno, ritrovato il coraggio, armato di fiducia in Cristo, decise di tornare in paese. Subito al vederlo, quelli che lo conoscevano com'era prima, presero a insultarlo, gridando ch'era un pazzo e un insensato, gettandogli fango e sassi. Ma il cavaliere di Cristo passava in mezzo a quella tempesta senza farci caso, non lasciandosi colpire e agitare dalle ingiurie, rendendo invece grazie a Dio. Si diffuse per le piazze e le vie della città la notizia di quanto succedeva, finché venne agli orecchi del padre. Pietro andò di corsa al palazzo del comune a protestare contro il figlio davanti ai consoli, chiedendo il loro intervento per obbligare Francesco a restituire il denaro preso in casa. Di fronte al Vescovo e ai consoli e a tutta la città accorsa per vedere questo avvenimento, Francesco esclamò: «Non soltanto restituirò a mio padre il denaro ricavato vendendo la sua roba, ma gli restituirò di tutto cuore anche i vestiti». Entrò in una camera, si spogliò completamente, depose sui vestiti il gruzzolo, e uscendo nudo alla presenza di tutti, disse: «Ascoltate tutti e cercate di capirmi. Finora ho chiamato Pietro di Bernardone padre mio. Ma dal momento che ho deciso di servire Dio, gli rendo il denaro che tanto lo tormenta e tutti gl'indumenti avuti da lui. D'ora in poi voglio dire: “Padre nostro, che sei nei cieli”, non più “padre mio Pietro di Bernardone”».  Addolorato e infuriato, Pietro si alzò, prese denari e vestiti, e se li portò a casa. Quelli che assistevano alla scena, rimasero indignati contro di lui, che non lasciava al figlio nemmeno di che vestirsi. Il vescovo, considerando attentamente l'uomo santo e ammirando il suo coraggio, aprì le braccia e lo coprì con il mantello. Aveva capito chiaramente ch'egli agiva per ispirazione divina. Da quel giorno diventò suo protettore. Lo esortava e incitava, lo dirigeva e amava con grande affetto. (FF 1415ss)

 

 

 

La Chiesa sulle spalle

Restaurata San Damiano, Francesco si trasferì nella località chiamata Porziuncola, do­ve c'era un'antica chiesa in onore della Beata Vergine Ma­dre di Dio, ormai abbandonata. Vedendola in quel misero stato, mosso a compassione, anche perché ave­va grande devozione per la Madre di ogni bontà, il Santo vi stabilì la sua dimora e terminò di ripararla nel terzo anno della sua conversione. L'abito che egli allora portava era simile a quello degli eremiti, con una cintura di cuoio, un bastone in mano e sandali ai piedi. Un giorno in cui in questa chiesa si leggeva il brano del Vangelo relativo alla missione affidata da Gesù agli Apo­stoli di predicare il Regno di Dio, il Santo, che ne aveva intuito solo il senso generale, dopo la Messa, pregò il sacerdote di spie­gargli il passo. Il sacerdote glielo commentò punto per pun­to, e Francesco, udendo che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza, subito, esultante di Spirito Santo, esclamò: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!».  S'affrettò tutto pieno di gioia a realizzare i consigli evangelici e a mettere in pratica fedelmente quanto ascoltato: scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, sostituisce la sua cintura con una corda. Da quell'istante confeziona per sé una veste ruvida che riproduce l'immagine della croce, talmente povera e grossolana da rendere impossibile al mondo invidiargliela!

 

Vedendo Francesco che il Signore aveva iniziato a dargli dei compagni che dietro il suo esempio volevano seguire il Signore - erano ormai in dodici perfettamente concordi nello stesso ideale -, si rivolse a loro dicendo: «Fratelli, vedo che il Signore misericordioso vuole aumentare la nostra comunità. Andiamo dunque dalla nostra madre, la santa Chiesa romana, e comunichiamo al Papa ciò che il Signore ha cominciato a fare per mezzo di noi, al fine di continuare la nostra missione secondo il suo volere e le sue disposizioni».

Camminavano tutti giulivi, parlando delle cose di Dio e abbandonandosi a Lui nella preghiera. Si affrettavano per presentarsi al più presto al cospetto del Sommo Pontefice, papa Innocenzo III. Ma li prevenne, nella sua clemenza, Cristo potenza e sapienza di Dio, che, per mezzo di una visione, ammonì il suo Vicario a prestare ascolto e ad acconsentire con benevolenza alle suppliche di quel poverello. Difatti il Pontefice romano vide in sogno la Basilica Lateranense che stava ormai per crollare e un uomo povero, piccolo e spregevole, che la sorreggeva, mettendovi sotto le proprie spalle, perché non cadesse. Il saggio Pontefice, contemplando in quel servo di Dio la povertà e lo zelo per la salvezza delle anime, esclamò: «Veramente questi è colui che con l'opera e la dottrina sorreggerà la Chiesa di Cristo». Perciò, acconsentendo in tutto alle sue richieste, approvò la Regola, ed esortò i frati dicendo:  «Andate con il Signore, fratelli, e predicate a tutti la penitenza, come vi ispirerà il Signore». (FF 354ss; 1455ss; 1064)