Un mercante che vende tutto

All’età di diciotto anni parve bene al notaio Francesco di mandare Filippo da un suo fratello, Bartolomeo Romolo, ricco mercante senza eredi.

Egli si era già da tempo trasferito nel Regno di Napoli, nei pressi di Montecassino, dove aveva avviato una fiorente attività. Lo zio lo accolse con gioia e lo addestrò all’arte del commercio, che il ragazzo imparò rapidamente. Ma non era questo il mondo che attraeva Filippo. Egli amava piuttosto ritirarsi a pregare in un monte a picco sul mare chiamato “Montagna Spaccata”. Secondo una antica tradizione sarebbe stato uno di quei monti che il terremoto squarciò al momento della morte del Signore. Tra le fenditure della roccia si incastrò un grosso masso, dove nel XV secolo un marinaio di Gaeta costruì una chiesetta dedicata al Santissimo Crocifisso. Da qui Filippo contemplava la bellezza del Creato e l’amore del suo Creatore. Qui maturò anche la vocazione a seguire il Signore dovunque lo chiamasse.

Il progetto di Bartolomeo Neri era quello di lasciare al nipote tutti i suoi averi, che ammontavano a più di 20.000 scudi, ma il nostro santo, dopo due anni di permanenza a San Germano, preferì, come San Francesco, lasciare le ricchezze per seguire liberamente Cristo.