Evoluzionismo: la grande bugia
di Gianpaolo Barra
L'evoluzione ci viene presentata, in tutti i libri di scuola,
fin dalle elementari, come un dato acquisito dalla scienza, come una conquista
definitivamente raggiunta dall'uomo, mentre - va detto subito a chiare lettere -
1'evoluzione è soltanto una "ipotesi", non una tesi. Quindi, è
errato credere che oggi 1'evoluzione sia un dato scientificamente acquisito e
che tutti gli studiosi siano concordi su di essa. L'evoluzione biologica,
l'evoluzione della specie non è una verità incontrovertibile; non è una
conquista definitiva del sapere scientifico: è soltanto una ipotesi, formulata
per spiegare 1'origine della vita in generale, della vita umana in particolare.
Ma è una ipotesi proprio perché non spiega tutto e non risponde a tutti gli
interrogativi che l'uomo si pone davanti al mistero della comparsa della vita.
Prima di addentrarci in questa conversazione, è opportuno un chiarimento. Noi
parliamo di evoluzione, al singolare. Ma gli studiosi hanno diverse teorie
riguardanti 1'evoluzione e queste teorie sono spesso una in contrasto con
1'altra. Segno, anche questo, che tra gli esperti non vi è unanimità.
Tuttavia, solo per comodità, tratteremo dell'evoluzione al singolare, senza
affrontare nei dettagli le varie teorie. Questo per tentare di farci comprendere
anche da coloro che non hanno mai approfondito questo tema. Veniamo, dunque, al
primo punto: che cosa dobbiamo intendere per evoluzione? In generale, possiamo
rispondere in questo modo: per "evoluzione" si intende il fatto che
tutti gli esseri viventi che noi vediamo oggi, tutte le specie (gli esseri
viventi sono classificati in "specie") sarebbero il
"prodotto" di un lungo, lunghissimo processo di trasformazione. Questo
processo di trasformazione avrebbe avuto inizio dalla materia, sarebbe passato
dalla pura materia alle prime forme di vita, forme molto semplici (in buona
parte scomparse) per arrivare, gradualmente, a forme di vita molto più
complesse, come quelle che esistono ai nostri giorni. Questo è il significato
di evoluzione. In sintesi: passaggio dal meno al più, dalla materia alla vita,
e alla vita sempre più complessa. Ora, ecco un prima dato da tener presente:
nessuno è ancora riuscito a spiegare come sia avvenuto il passaggio dalla
materia alla vita. Cioè, come sia stato possibile il passaggio dalla materia
"priva di vita" a qualche cosa che è vita. A meno che non si voglia
ammettere che Dio abbia voluto questo passaggio, ma in questo caso si dovrà
riconoscere che Dio esiste. Verità che, invece, molti evoluzionisti negano.
Qualche secolo fa, venne formulata la teoria della "generazione
spontanea" che oggi è ripresa in questi termini: la vita sorge
spontaneamente dalla materia inorganica. Facciamo degli esempi: si pensava che
le anguille potessero nascere dalla melma dei fiumi, le zanzare dalle paludi, le
mosche dalla carne putrefatta. Insomma, da materia inorganica poteva
sorgere spontaneamente la vita, la vita animale. L'evoluzione, in tal modo,
aveva trovato un fondamento nei fatti. Ma gli studi di Francesco Redi
(1626-1698), dell'abate Lazzaro Spallanzani (1729-1799) e di Louis Pasteur
(1822-1895) hanno dimostrato inconfutabilmente che quella teoria era falsa e che
la vita nasce solo dalla vita. Per avere un essere vivente bisogna che prima ci
sia un altro essere vivente. Anche la vita di organismi semplicissimi ha origine
da altri organismi viventi semplicissimi, mai dalla materia.
Allo stato attuale, dobbiamo ricordare che resta ancora un mistero - che
1'evoluzionismo non sa spiegare - il "come" sia stato possibile
l'avvento della vita a partire dalla materia senza vita. Vi è un altro punto da
chiarire. Senza aver risolto il problema di come sia apparsa la vita (a meno che
non vogliamo ipotizzare Dio), entriamo nel campo dei viventi: 1'evoluzione non
è in grado di rispondere a un'altra domanda: come è possibile che dalla vita
di un animale - della scimmia, nel nostro caso - derivi 1'uomo? Darwin, che ha
scritto nel 1859 il famosissimo "L'origine della specie", affermava
che come un allevatore di cavalli o di cani, attraverso una selezione
artificiale (cioè fatta dall'allevatore) può rendere le razze animali sempre
più adatte ai suoi scopi, cosi anche la natura ha selezionato soltanto le razze
più adatte.
Spieghiamoci meglio: nella natura, gli esseri viventi lottano per la loro
esistenza. Questa lotta, dura, aspra, feroce, lascerebbe in vita soltanto gli
individui più forti, quelli che si adattano all'ambiente in cui vivono, mentre
gli altri verrebbero eliminati. Ne risulta che animali e piante, in questa lotta
per 1'esistenza, nel tentativo di adattarsi sempre meglio alla natura dove
vivono, tendono continuamente a diventare migliori, fino a giungere alla
situazione odierna, dove si può osservare una enorme varietà di specie
perfezionatissime, ognuna adatta a vivere nel proprio ambiente.
Questo era il pensiero di Darwin. Il quale, a ben pensare, con questa storia
della selezione naturale non ci ha spiegato come nascono nuove specie dalle
vecchie: ci ha soltanto detto come sopravvivono i più forti e si eliminano i più
deboli all'interno della stessa specie. Bisognava dunque completare la teoria di
Darwin e ci ha pensato il cosiddetto "neodarwinismo". Secondo questa
teoria, le nuove specie di esseri viventi nascono dal Fatto che, nel corso della
selezione naturale, negli esseri viventi si registrano dei mutamenti, dei
cambiamenti. Questi cambiamenti avvengono nel DNA (praticamente e il nostro
codice genetico) e questi cambiamenti si trasmettono agli eredi. Cambiamento
dopo cambiamento, trasmissione ereditaria dopo trasmissione ereditaria, nel
corso di miliardi di anni ecco spiegata la situazione attuale.
Quindi, selezione naturale (come diceva Darwin) e mutamenti genetici
spiegherebbero la variegata complessità di specie che vediamo ai nostri
giorni.. Ora, facciamo subito due osservazioni. La prima: 1'osservazione
scientifica (dunque i fatti, non le teorie) dimostra che in natura i mutamenti
sono molto rari, mentre per arrivare allo stadio attuale, partendo dalle forme
di vita più semplici, è necessario che siano avvenuti innumerevoli mutamenti.
La seconda: 1'osservazione scientifica (i fatti, non le teorie) dimostra non
solo che i mutamenti sono rari, ma che quei pochi che avvengono, quando
avvengono, nella stragrande maggioranza dei casi non producono un progresso, un
passaggio dal meno al più, dall'imperfetto al più perfetto. Producono un fatto
negativo, addirittura, spesso, pericoloso per la vita della specie. L'esempio
dell'uomo è il più classico. Quando un 'uomo nasce con una "diversità"
(chiamiamola cosi) nel suo corredo cromosomico, di solito si ha a che fare con
un individuo non normale, problematico. Non abbiamo mai visto un passaggio
inverso. Non abbiamo mai visto un uomo, con un mutamento cromosomico importante,
diventare più uomo. Non solo. Posto che un mutamento avvenga e che sia
positivo, c'è poi da risolvere il problema di come questo mutamento si
trasmette agli eredi. Fin da quando eravamo a scuola, abbiamo sentito raccontare
il classico episodio delle farfalle, utilizzato per sostenere che i mutamenti si
trasmettono agli eredi. Riguarda un fatto veramente accaduto, ma dal quale si
trae una conclusione sbagliata. Sappiamo che nella società industrializzata
1'inquinamento provoca 1'annerimento progressivo dei tronchi d'albero. Questi, a
causa dello smog, diventano sempre più scuri, più neri. Ora, in un paese
industrializzato fu notato che in una popolazione di farfalle grigie appare una
farfalla nera. Questa, proprio a causa del suo colore, si mimetizza con i
tronchi d'albero meglio delle farfalle grigie e sfugge quindi agli uccelli
predatori. Dopo un certo tempo, la popolazione di farfalle grigie è diminuita
mentre è aumentata quella di farfalle nere, che vengono attaccate di meno, sono
più sicure, sono più mimetizzate.
Passando altro tempo, tutte le farfalle grigie risultano scomparse e rimangono
soltanto le farfalle nere. Questo fatto, effettivamente osservato, ci è stato
presentato come la prova del miglioramento della specie dovuto a mutazione.
Mutazione che si trasmette agli eredi. Certamente un mutamento "nella"
specie c'è stato (dal colore grigio al colore nero) ma non è mutata la specie:
le farfalle nere sono esattamente identiche a quelle grigie, anche se queste
sono scomparse. Un evoluzionista risponderà: è vero, pero piccolo mutamento
dopo piccolo mutamento, piccolo adattamento all'ambiente dopo piccolo
adattamento all'ambiente, dopo milioni e milioni di anni, ci deve essere stato
anche un cambiamento radicale, una evoluzione vera e propria. Ma questo nessuno
lo può provare. Anzi, ci sono delle obiezioni contrarie. Ne segnalo due:
La prima: gli studiosi hanno calcolato quanto tempo sarebbe stato necessario
all'evoluzione perché si giungesse alla situazione attuale, partendo dalle
forme di vita più semplici. E ci si accorge che per spiegare la situazione
attuale a partire dall'evoluzione progressiva, graduale, non basterebbe tutta
l'età dell'universo (Cfr Giuseppe Gerola, ll pregiudizio evoluzionista, in
Studi Cattolici, n. 237, nov. 1980, pp. 741-2).
La seconda: se fosse vera 1'ipotesi evoluzionista, se tutte le specie che noi
oggi vediamo fossero il risultato di una evoluzione, di una progressione, se
fosse vero che tutti gli esseri viventi fossero comunque protagonisti - anche
oggi - di un grande, lento processo evolutivo, dovrebbe accadere un fatto, che
invece non osserviamo. Il fatto è questo: dovremmo trovare intorno a noi un
grandissimo numero di specie abbozzate, incomplete, che si stanno formando, cioè
evolvendo, in ritardo rispetto alla specie finale, alla specie finale perfetta,
verso la quale si stanno dirigendo, evolvendosi. Invece, tutte le specie viventi
che noi conosciamo - tutte, ma proprio tutte - sono, nel loro grado ovviamente,
perfette, complete, adattate all'ambiente. Non esistono, non vediamo, non ci
sono, non conosciamo esseri viventi - ma anche specie - che siano incompleti,
quindi che si stiano evolvendo. Piuttosto che negare le sue dogmatiche
convinzioni, qualche evoluzionista obbietterà: potrebbe essere che tutte le
specie che si stavano evolvendo siano giunte alla fine della loro corsa, siano
scomparse e oggi noi vediamo soltanto 1'ultima tappa, quella definitiva, del
loro processo evolutivo. Non ci faremo ingannare da una risposta di questo
genere. Se fosse vero (si tratta di una affermazione gratuita), queste specie
incomplete, rudimentali, che si stavano evolvendo, avrebbero almeno dovuto
lasciare tracce, enormi quantità di tracce tra i resti fossili.
47. Parliamo di enormi quantità di tracce perché per accettare che un
mutamento genetico si affermi si deve ammettere che molti, molti di più, non si
sono affermati. E di questi, dovremmo avere tracce. Bene, nemmeno nei fossili
troviamo traccia dell'evoluzione. E qui è giunto il momento di smascherare una
enorme bugia che ci viene raccontata fin dalle scuole elementari. Ho
personalmente esaminato una dozzina di libri, che molte case editrici preparano
per gli alunni della terza classe elementare. In tutti, nessuno escluso, era
disegnata 1'immagine di quegli esseri che, secondo la teoria evoluzionista,
avrebbero preceduto 1'uomo, i nostri progenitori: grandi animali, metà scimmia
e metà uomini, in posizione eretta ma talvolta curva, con lungo pelo, braccia
penzoloni, muso allungato. Questi esseri - imparano i nostri ignari bambini -
pian piano si sono raddrizzati, hanno perso il pelo, accorciato le braccia, fino
a diventare simili a noi. Ora, va detto che questa è una colossale menzogna.
Non ci sono prove che l'uomo derivi dalla scimmia, dallo scimpanzé, dal
gorilla. Non ci sono prove che le ossa di esseri viventi, presunti nostri
antenati, quelle poche che sono state trovate, siano appartenute ad esseri
pelosi, ingobbiti, più simili alle scimmie che a noi. Allo stato attuale si sa
che esistono, e sono esistiti, uomini completamente fatti e finiti ed esistono,
e sono esistite, scimmie fatte e finite. Tuttavia, gli evoluzionisti hanno
tentato di tutto pur di accreditare 1'idea che fosse esistita in passato una
specie "intermedia", a meta strada tra la scimmia e l'uomo.
Infatti, per accreditare 1'evoluzionismo, è assolutamente necessario dimostrare
che siano esistiti esseri intermedi. Senza di questi, 1'evoluzionismo è
soltanto una ipotesi, non una tesi scientifica. E per arrivare a questo non e
mancato chi ha tentato perfino di barare. E famosissimo il caso dell'uomo di
Piltdown. Intorno agli anni 1909-1915 vennero scoperti in Inghilterra i resti di
un essere vivente, vissuto circa 300.000 anni fa, che fu chiamato "uomo
dell'alba". Era stato trovato finalmente - si disse - 1'essere a metà
strada tra la scimmia e l'uomo, il famoso anello mancante. La prova era data da
una calotta cranica con capacità cerebrale superiore a quella di una scimmia,
ma inferiore a quella di un uomo moderno. Fu datata vecchia di 500.000 anni.
Accanto alla calotta cranica, fu trovata una mandibola: apparteneva certamente
ad una scimmia e tutti furono del parere che fosse stata una volta attaccata
alla calotta. Poi furono trovati denti di ippopotamo, ossa di animali estinti e
pietre rozzamente lavorate. Questi resti furono subito accolti solennemente nel
prestigioso Museo Britannico e in tutti i Libri anteriori al 1953 si scrisse che
era stata trovata finalmente la prova che l'uomo viene dalla scimmia. Quale
sorpresa quando, proprio in quell'anno, si scopri che si trattava di una truffa.
La mandibola della scimmia non apparteneva a quel cranio. Questo cranio non
aveva i 500.000 anni che gli erano stati attribuiti. Non solo: quei reperti
"rozzamente lavorati" erano stati appositamente limati e verniciati.
Insomma, una vera truffa. Dobbiamo ribadire che, allo stato attuale delle
ricerche scientifiche, la teoria evoluzionista non deve essere considerata una
tesi, una verità incontrovertibile, ma soltanto una ipotesi. Una ipotesi che ha
bisogno, per essere accreditata come vera, di altre prove, di altre ricerche, di
altri dati. Ovviamente, chi crede in Dio non è contrario per principio alla
ipotesi evoluzionista. Nulla vieta di ipotizzare che, nella sua infinita e
insondabile sapienza, Dio abbia disposto le cose in modo tale da evolversi.
Quello che è certo, in una prospettiva di fede, è che per dare vita all'uomo
(e per dare vita all'uomo è necessario fare un salto, rispetto all'animale:
ammettere 1'anima), bene per dare vita all'uomo Dio è intervenuto direttamente.
E` intervenuto regalando all'uomo 1'anima, anima che Dio ha creato direttamente,
che non deriva da nessun essere che ha preceduto 1'uomo. Non solo. Un credente
non esclude a priori che Dio abbia stabilito 1'evoluzione (quindi, non potrà
mai accettare 1'evoluzione spontanea) proprio come legge della natura e che
l'evoluzione sia accaduta secondo la volontà di Dio.
Il Fatto è che non abbiamo ancora prove scientificamente incontrovertibili
della evoluzione biologica. Il parere degli scienziati su questo punto non è
unanime. Antonino Zichichi, nel suo ultimo bel libro "Perché io credo in
Colui che ha fatto il mondo" nega addirittura all'evoluzione anche lo
statuto di ipotesi scientifica. E` diversa la posizione, invece, di un
evoluzionista che non crede in Dio. Questi deve negare, a tutti i costi, che Dio
esiste e quindi deve dire che 1'evoluzione è stata spontanea e casuale, cioè
accaduta a caso. Il che, come si e visto, è impossibile.