NEL BLOCCO 11
Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna.
Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano. Per questo inviarono il soldato Bock per praticare un’iniezione di acido fenico ai prigionieri ed eliminarli.
Racconta un testimone: vidi Padre Kolbe, in preghiera, porgere lui stesso il braccio al suo assassino. Non potevo sopportarlo. Con la scusa che avevo un lavoro da fare, me ne andai e quando tornai lo vidi seduto, eretto, appoggiato al muro. I suoi occhi erano aperti. Il suo volto era puro e sereno, raggiante. Per tutto il campo si sparse la voce della generosa offerta di quest'uomo che aveva donato la sua vita per salvare un altro uomo.