Un medico celeste
Nel maggio dell’anno 1594 Filippo fu colpito da una grave malattia ai reni che lo tenne a letto per un lungo periodo. I dottori non speravano più di salvarlo e attendevano senza più speranze la sua dipartita. Ma avvenne l’imprevedibile per mano di un medico Celeste che tutto conosce e tutto può… Furono testimoni del miracolo che stiamo per raccontare Angelo Vittorio, Ridolfo Silvestri, Alessandro Alluminati, Francesco Zazzera e Antonio Gallonio: verso le ore venti Filippo iniziò a gridare queste parole: “Chi vuole altra cosa che Dio s’inganna. Chi ama altra cosa che Lui, miserabilmente erra”.
Queste frasi ripetè più volte e quando i medici e i suoi discepoli entrarono nella sua stanza lo trovarono sollevato in aria che parlava commosso con la Madre di Dio: “O Madonna mia cara! Tu vieni a liberarmi dai miei dolori? O Vergine bellissima e purissima! Chi sono io per meritare tanta grazia?” Dopo questo dolce colloquio Filippo ridiscese sopra il letto totalmente guarito e alla vista degli spettatori del prodigio si coprì il volto con le lenzuola e iniziò a piangere, pregando i testimoni di non rivelare a nessuno quanto era accaduto.
Con il passare degli anni Filippo sempre più raramente potè seguire il suo Oratorio. Commovente è il racconto vi si recò per l’ultima volta: “Mi ricordo – è Alessandro Illuminati a testimoniare – che il Padre salì sul pulpito per predicare, ma fu assalito dalla commozione che non poté dire una parola, e discese giù senza dir altro, e mai più ci è salito”.
L’ultimo saluto
Anche a Filippo, come ad altri santi, fu rivelato dal Signore quale sarebbe stato il giorno della sua morte. Nelle precedenti malattie non aveva mai parlato di morte. Ora invece iniziava a ripetere: ”Bisogna morire, figliuoli, bisogna morire!”.
Il giorno della festa di Pentecoste chiese a Giambattista Guerra: “Quanti ne abbiamo del mese?”. “Quindici” fu la risposta. “Quindici e dieci fanno venticinque e poi ce ne andremo!”.
Il 25 maggio scese in chiesa a confessare prestissimo: “Con grandissima affabilità riceveva tutti coloro che venivano da lui, facendo a tutti accoglienze e carezze più del solito”. Celebrò la sua ultima Eucaristia, dove ebbe ancora la forza di intonare il “Gloria”. Ritornato a letto, dopo qualche ora, fissando il cielo disse: “Bisogna finalmente morire”. Dopo aver benedetto i suoi discepoli, serenamente diede l’ultimo respiro. Era l’alba del 26 Maggio 1595, festa del Corpus Domini.