LA PIETA' DI MICHELANGELO

 

C' è tanta ricchezza nella Pietà che se uno vivesse mille anni e scrivesse mille libri mai potrebbe esprimerla tutta. In altre parole, in questa statua c'è una certa qualità divina. Deve essere stata ispirata ; altrimenti, come avrebbe potuto un giovane di ventiquattro anni creare un'opera simile? È impensabile. È stata una grazia speciale di Dio. È vero che ci voleva un artista, ma l'arte sola non avrebbe potuto produrre la Pietà. - La Pietà ci trasforma internamente. Lo spirito di preghiera ci invade…spirito di preghiera…questo trasforma gli uomini.

Mai la spiritualità e l'arte sono state così perfettamente in armonia, l'una inseparabile dall'altra e ambedue con lo stesso grado di profondità, di intensità e di maestria in una persona - questa è l'essenza della grandezza unica di Michelangelo. Quello che rende straordinaria la Vergine è il fatto che il suo viso rivela tutto l'amore di Michelangelo per Lei. Il viso della Vergine non ci rivela tanto quello che fu la Vergine quanto quello che fu Michelangelo - e cioè la fede che lo ispirava. Nessuna parola potrebbe descrivere la Vergine meglio che questo viso. Infatti non si può descrivere a parole quell'ineffabile espressione. Essa ci rivela Michelangelo più di qualsiasi altra cosa. Questa è la sua terribilità", che è anche maggiore che nella Cappella Sistina. La Cappella Sistina rivela grandezza artistica. La Pietà riproduce semplice fede. C'è santità in questa statua...

La statua di Michelangelo è un vero raggio proveniente dal cielo che ci lascia intravedere le bellezze che ci attendono quando arriveremo lassù.

 

I mille scatti d Robert Hupka

Queste fotografie l'esposizione nascono da un singolare incontro di quarant'anni fa. Nell'aprile 1964 infatti la scultura michelangiolesca varcò l'Atlantico e fu vista da ventisette milioni di persone nell'Esposizione universale di New York. Qui appunto la incontrò il fotografo Robert Hupka, morto tre anni fa. Viennese e affascinato dalla musica, per vent'anni Hupka aveva accompagnato Arturo Toscanini e per l'esposizione newyorkese venne incaricato di occuparsi del programma musicale per il padiglione vaticano, per il quale il cardinale Spellman ottenne addirittura la Pietà. Fu così che dall'idea di una copertina per un disco ricordo cominciò quella che il fotografo definì "opera d'amore".
"Una volta cominciato - scrisse infatti Hupka - non riuscii più a smettere, sino a quando la nave che riportava la statua in Italia (novembre 1965) sparì dalla mia vista". Approfittando anche dei tempi dell'allestimento Hupka seguì l'avventura americana della Pietà passo per passo, quasi ora per ora: «Ho scattato migliaia di fotografie, in colore e in bianco e nero, con macchine grandi e piccole, con obiettivi da 35 a 400 millimetri, utilizzando le luci del Padiglione o i miei proiettori, fotografando da ogni angolo, a tutte le ore del giorno e della notte. È stata un'esperienza che non si può esprimere a parole, l'esperienza di essere davanti al mistero della vera grandezza».
E il risultato è davvero straordinario, perché permette di vedere il capolavoro del giovane scultore - che lo realizzò appena venticinquenne, tra il 1499 e il 1500 - come non è altrimenti possibile, quasi con gli occhi di Michelangelo che si era recato a Carrara per scegliere il marmo e che nella pietra informe aveva visto e poi modellò la figura della giovanissima Vergine che sorregge il Figlio ucciso, il cui corpo è segnato dalle piaghe sulle mani e sui piedi e dal colpo di lancia nel costato.
Sette anni dopo il rientro della scultura a San Pietro - nella cappella del Crocifisso aperta a ogni visitatore - il mistero della bellezza attrasse quello del male: il 21 maggio 1972 un esaltato aggredì il sublime capolavoro con un martello, spezzando il braccio sinistro della Madonna (sulla cui mano è stata letta una "firma segreta" dello scultore) e infierendo sul suo volto. Paolo VI scese subito in basilica e un amico vide il viso del pontefice "costernato e attonito" come «nel momento dell'attentato a Manila» (dove due anni prima il papa era stato ferito). Dopo il restauro realizzato dai Musei vaticani il capolavoro fu ricollocato sull'altare della cappella protetto da un vetro blindato. In una collocazione che rende inevitabilmente difficile la visione, e ancor più preziosa questa mostra fotografica.