L'incubo del lifting

di Mariangela Masino -Avvenire 2002

Assillate dal desiderio di essere giovani e belle, molte quarantenni e cinquantenni ricorrono più e più volte alla chirurgia estetica in un crescendo patologico che spesso diventa ossessione. In Usa il fenomeno ha già un nome: plastic surgery addiction, una nuova forma di dipendenza, quella da chirurgia plastica. In cosa consiste? Nel rivolgersi continuamente allo specialista per cancellare le rughe, gonfiare le labbra, assottigliare le caviglie con lo stesso impulso irrefrenabile con cui si ricorre allo shopping per alzare il tono dell’umore. «A dirlo così sembra un paradosso, ma se lo specialista invita alla riflessione, la paziente comincia a irritarsi, come se precipitasse in una crisi di astinenza e qualche volta finisce per considerare lo stesso chirurgo non all’altezza di risolvere il problema», dice Piero Crabai, chirurgo plastico a Milano. Sul magazine Village Voice di New York si offrono interventi per il viso da 5 minuti a prezzo stracciato. Provocatoriamente Vogue America rileva un trend sociale, sempre più capillarmente diffuso negli Usa: da qualche anno presentarsi in pubblico con l’aria un po’ retrò, i capelli bianchi e qualche ruga sul viso è un rischio, si potrebbe essere scambiate, addirittura, per «disturbate». Pena: l’emarginazione. «Le donne oltre i 50 che hanno fatto ricorso una sola volta al lifting ormai sono considerate dinosauri in via di estinzione. Negli Stati Uniti, oggi, la paziente-icona dell’intervento estetico non è più solo quarantenne di classe sociale medio-alta, ma anche l’impiegata che ha chiesto un prestito in banca per essere operata. Secondo i dati dell’Associazione americana di Chirurgia plastica, le donne che hanno voluto un seno più generoso, e hanno fatto iniezioni di collagene e acido ialuronico per spianare le rughe dal 1992 a oggi sono aumentate del 153%», dice ancora Crabai, osservatore del trend americano ed europeo. Allontanare all’infinito il traguardo-terza-età è l’ossessione contemporanea delle donne e degli uomini occidentali. Perché? Quali motivazioni si nascondono dietro questa inquietudine? Il management abbassa l’età anagrafica? «Una possibile interpretazione è il bisogno di essere accettati in una società che cambia a ritmo iperaccelerato», azzarda Crabai. Un esempio? Ormai dal ’95 negli Stati Uniti le grosse aziende stanno stoppando i quadri «saggi & maturi» per sostituirli con ventenni, cosiddetti just in time. Cioè ragazzi al passo con il loro tempo che riescono a maneggiare le nuove tecnologie più velocemente dei loro colleghi quarantenni. Ma l’età anagrafica professionale si sta abbassando anche per un’altra ragione: la generazione tra i 20 e i 30 è la meno sconcertata di fronte al Caos, all’instabilità che caratterizza i mercati perché sa vivere «alla giornata», in un modo stravolto, caotico. «I quarantenni in un simile contesto sono in difficoltà, di fronte a un bivio. Anche se hanno avuto un percorso di carriera brillante, ben retribuita, si scontrano con un’evidenza bruciante: il loro lavoro può essere svolto meglio e più velocemente da giovanissimi», spiega Elena Izard, psicologa, esperta in problemi sociali. Che fare? «Ringiovanimento» d’obbligo per rimanere competitivi. Per vincere la gara si investe sull’aspetto esteriore, si punta a emulare i giovani o i personaggi del mondo dello spettacolo che sono alla ribalta. Essere belli è un modo di stare sul mercato: «Un paziente su due a New York, ma anche qui in Italia, ormai, porta con sé la foto di una celebrità: quella cui vorrebbe somigliare», aggiunge Crabai. Attenzione: ci si orienta verso la bellezza e la ricostruzione della propria immagine quando non ci si riconosce più. «Una constatazione amara, questa, che sottintende una paura profonda. Quella che gli altri nei cui sguardi ci specchiamo ogni giorno non ci prendano più in considerazione», spiega Mario Binasco, psicoanalista a Milano. La dipendenza da chirurgia plastica, disturbo che colpisce prevalentemente ancora le donne, ma che sta coinvolgendo anche gli uomini, è sempre più un’ossessione. Precisa il chirurgo: «Alcuni pazienti raccontano di pensare molte ore al giorno alle borse sotto gli occhi, alle labbra troppo sottili, arrivando al punto di provare un vero e proprio senso di vergogna a mostrarsi in pubblico, se non sono à la page». Motivazioni che, in realtà, mascherano una ferita antica, ancora aperta dal «tempo dello specchio», la fase dell’infanzia in cui abbiamo cominciato a vivere il nostro corpo come bello o brutto perché qualcuno, accanto a noi, mamma, papà, ci confermava con le parole, i gesti o le carezze, che era perfetto oppure imperfetto. E adesso quel che si cerca non è tanto e solo un corpo più bello e seducente. Ma quell’antica conferma di essere belle. Spiega lo psicoanalista junghiano Aldo Carotenuto: «Ci sono due tipologie di persone, quelle che guardandosi allo specchio si piacciono al punto da sorridersi e le altre che preferiscono non rivolgere nemmeno un’occhiata alla propria immagine riflessa. Le prime ricorreranno al chirurgo per migliorare il proprio aspetto e arrestare l’avanzare impietoso degli anni. Le seconde lo faranno per poter un giorno riuscire a guardarsi ed essere guardate. Una differenza non da poco, per queste ultime, per cui il confine con la patologia, il cosiddetto dismorfismo corporeo, la scorretta percezione di sé, la sensazione irreale di essere poco piacenti o addirittura brutte, è estremamente labile. E spesso può scattare anche a seguito di delusioni: una crisi sul lavoro o, ancor di più, una separazione». D’altronde anche in amore i tempi sono caratterizzati da cambiamenti e accelerazioni: matrimoni e storie sentimentali spesso finiscono in fretta. «E gli ex partner che si riciclano devono imparare a stupire con effetti speciali e non mancare party e palestre, dove il corpo – sempre più bello, ma di una bellezza ricostruita a computer, digitalizzata – sta diventando il primo strumento di comunicazione», dice Paolo Ferrarini, sociologo a Milano. Pensiamo a Victor Ward, protagonista del romanzo di Bret Easton Ellis Glamorama (Einaudi): lui è attratto da una donna con gli occhi così azzurri da far pensare che abbia le lenti a contatto colorate, i suoi seni sono siliconati, il corpo più scolpito di una diva di Hollywood. La rinascita della passione punta sulla manutenzione della propria immagine, quando la bocca era morbida e gli occhi perfettamente disegnati. E dimentica sempre l’humus dell’amore: un modo di parlare carismatico, un’eleganza nei movimenti, una dolcezza di fondo molto calda o semplicemente la voglia travolgente di vivere.