PENETRA NEI NOSURI CUORI

O divino Amore, vincolo sacro che unisci il Padre e il Figlio,

Spirito onnipotente, fedele consolatore degli afflitti,

penetra negli abissi profondi dei nostri cuori

e fa brillare in essi la tua luce splendida.

Spandi la tua dolce rugiada su questa terra deserta,

perché cessi, finalmente, la sua lunga aridità.

Manda i dardi celesti del tuo amore

fino a questo santuario della mia anima,

affinché, penetrando in essa,

ne faccia una fiamma ardente,

che consumi tutte le mie debolezze, negligenze, fragilità.

Vieni, Fieni, dolce consolatore di chi è desolato,

rifugio nel pericolo e protettore nell'abbandono angoscioso.

Vieni; la tua voce lavi le nostre viltà e curi le nostre ferite.

Vieni, Padre degli orfani, speranza dei poveri,

tesoro di chi è nel bisogno.

Vieni, stella dei naviganti, porto sicuro di coloro che naufragano.

Vieni, forza dei vivi e salvezza di coloro che muoiono.

Vieni, Spirito santo, vieni e abbi pietà di me;

rendimi semplice, docile e fedele;

vieni con tanta amabilità in aiuto della mia debolezza;

che la mia piccolezza trovi grazia dinanzi alla tua forza;

le mie offese trovino grazia

dinanzi alla tua infinita misericordia. Amen.

(Sant'Agostino)

 

Dalle Seconda lettera ai Corinzi di san Paolo Apostolo

Investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo; al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio. E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono,  ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio. Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazion¦, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne.

 

IL CELESTE TESORO DELLO SPIRITO

Se uno, in questo mondo, si trova ad esser molto ricco e possiede un tesoro nascosto, per mezzo di questo e dei suoi beni, è in grado di ottenere tutto ciò che desidera. Confidando nelle proprie ricchezze, costui, senza alcuna fatica, può arraffare tutto quanto, nel mondo, lo attragga, dal momento che, con i mezzi di cui dispone, gli è facile farsi padrone di tutto ciò che vuole. Similmente coloro i quali, in primo luogo e al di sopra d`ogni altra cosa, chiedono a Dio e trovano ed entrano in possesso del celeste tesoro dello Spirito, cioè del Signore stesso, che splende nei loro cuori (2Cor 4,6) otterranno, grazie al tesoro che risiede in loro, vale a dire Cristo, tutta la ricchezza che promana dalle virtù e dalla realizzazione dei precetti del Signore, mentre accumuleranno, con l`aiuto di Cristo, i beni celesti. Costoro, infatti, in virtù del celeste tesoro e confidando nelle proprie ricchezze spirituali, agiscono con giustizia e rettitudine, ottemperando senza alcuna difficoltà, per opera dei beni invisibili che risiedono in loro, a ogni comandamento del Signore. Avverte, infatti, l`Apostolo stesso: Portiamo questo tesoro in vasi di creta (2Cor 4,7), intendendo parlare di quel valore di cui sono stati ritenuti degni alcuni, pur vivendo ancora nella carne: cioè della potenza santificatrice dello Spirito. E ancora: Colui che, da parte di Dio, è divenuto, a nostro beneficio, sapienza e giustizia e santificazione e redenzione (1Cor 1,30). Chiunque, pertanto, abbia trovato e possieda in se stesso questo celeste tesoro dello Spirito, grazie ad esso compie ogni cosa secondo la giustizia e la virtù ispirate dai comandamenti, lontano da ogni imperfezione e sottraendosi a qualsiasi rimprovero, agevolmente e senza alcuno sforzo. Imploriamo, dunque, e scongiuriamo anche noi il Signore, perché ci elargisca il tesoro del suo Spirito: solo così, infatti, saremo in grado, con il soccorso di quella ricchezza celeste, che è il Cristo stesso, di comportarci in conformità a tutti i comandamenti di Dio, senza macchia né biasimo, adempiendo, con purezza e perfezione, a ogni istanza di giustizia che promani dallo Spirito.

   A questo mondo, infatti, il povero, il mendicante e, in genere, chi è perseguitato dalla fame, non riesce a procurarsi nulla, oppresso com`è dalla miseria. Chi detiene un capitale, invece, come abbiamo già rilevato, può ottenere, senza sforzo e con la massima facilità, tutto ciò che gli piaccia. Così anche l`anima, allorché rimane nuda e priva dell`unione con lo Spirito, è costretta a subire la dura povertà del peccato. In tali condizioni, sino al momento in cui non sia divenuta nuovamente partecipe dello Spirito, essa, per quanto si sforzi, non può produrre un solo frutto che derivi dalla giustizia dello Spirito. Occorre allora che ognuno chieda insistentemente al Signore di esser giudicato degno di conseguire e trovare il celeste tesoro dello Spirito, riuscendo così a ottemperare, con facilità e irreprensibilmente, a tutti quei divini precetti che, sino ad ora, senza il necessario aiuto, non era stato in grado di adempiere. Il povero, infatti, rimanendo nudo e privato dell`unione con lo Spirito, come può conseguire, senza il tesoro e le ricchezze spirituali, questi beni celesti? L`anima invece che, attraverso la ricerca dello Spirito, la fede e una grande pazienza, ha trovato il Signore, cioè l`autentico tesoro, produce, senza alcuno sforzo, i frutti dello Spirito, adempiendo fino in fondo e nella maniera più perfetta, nel suo intimo e per opera sua, tutta la giustizia e i comandamenti del Signore ordinati dallo Spirito. (Pseudo-Macario, Omelie spirituali, 18,1-3)

 

 

Gesù buono, si diffonda la tua grazia,

venga la tua gloria in me e nei miei fratelli.

Tutto il resto perde importanza al mio sguardo.

Fa che io non abbia altra ambizione

che di essere strumento docile,

e fuori di essa fa che non trovi né pace né consolazione.

Non mi appartengo più.

Non ho più diritto di rifiutare a quelli che incontro

l’onda preziosa che per loro tu versi in me.

Io non sono che il vaso, ma la sorgente, Maestro, sei solo tu.

Attingi, fratello, attingi,

e benedici il Signore Gesù che ti porge quest’acqua.

Attingi: e senza mai dimenticare Colui che ti disseta,

dimentica pure il vaso da cui ti fa bere.

Il vaso non brama che di servire,

consapevole che la sua argilla è immensamente nobilitata

dal contatto delle mani divine.

E quando sarà logoro e incrinato o posto tra i cocci,

gli basterà conservare,

con la gioia di aver servito

almeno una goccia del liquore che ha donato.

Questa goccia d’amore, Gesù mio, è tutto ciò che imploro per me.

Mi ripagherà divinamente d’ogni fatica e d’ogni pena

perché nessuna ricompensa può saziare il mio animo,

se non tu stesso con il tuo divino amore. Amen.

(L. de Grandmaison)