Signore Gesù,

che hai creato con amore,

sei nato con amore,

hai servito con amore,

hai operato con amore,

sei stato onorato con amore,

hai sofferto con amore,

sei morto con amore,

sei risorto con amore,

io ti ringrazio per il tuo amore

per me e per il resto del mondo,

e ogni giorno ti chiedo:

insegna anche a me ad amare. Amen.

(Madre Teresa di Calcutta)

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito.

 

Dio si fa uomo per amore

Per qual motivo mai, ci si chiede, Dio si è umiliato a tal punto che la fede rimane sconcertata di fronte al fatto che egli, benché non possa esser posseduto né compreso dalla ragione e non si diano parole all`altezza di descriverlo, giacché trascende ogni definizione e ogni limite, venga poi a mischiarsi con l`involucro meschino e volgare della natura umana, al punto da far apparire le sue sublimi e celesti opere come vili anch`esse, in seguito ad una mescolanza così disdicevole?

Tu vuoi sapere il motivo per il quale Dio è nato fra gli uomini? La nostra natura, afflitta com`era da una malattia, aveva bisogno di un medico. L`uomo, che era caduto, aveva bisogno di chi lo rimettesse in piedi. Chi aveva perduto la vita, aveva bisogno di chi la vita gli restituisse. Occorreva, a chi aveva smesso di compiere il bene, qualcuno che sulla via del bene lo riconducesse. Invocava la luce, chi era prigioniero delle tenebre. Il detenuto aveva bisogno di chi lo liberasse, l`incatenato di chi lo sciogliesse, lo schiavo di chi lo affrancasse. Ora, sono forse questi dei motivi futili e inadeguati perché Dio se ne sentisse stimolato a discendere in mezzo all`umanità, afflitta in questo modo dall`infelicità e dalla miseria? (san Gregorio di Nissa, Grande Catechesi, 14-15)

 

«Mostraci il tuo volto» (Sal 79,4)

Vedendo il mondo sconvolto dal timore, Dio mette in opera il suo amore per chiamarlo, la sua grazia per invitarlo, la sua tenerezza per stringerlo a sé. Ecco perché provoca il diluvio, per purificare la terra che si ostinava nel male; chiama Noè a generare un mondo nuovo, lo incoraggia con dolci parole, gli dà la sua fiducia e la sua familiarità, lo istruisce paternamente sul presente e nella sua bontà lo conforta riguardo al futuro. Piuttosto che limitarsi a dare degli ordini, partecipa alla sua fatica, chiudendo nell`arca tutte le specie viventi, perché, in questa amicizia con l`uomo, l`amore distrugga il timore servile e nell`amore reciproco si conservi ciò che la comune fatica aveva salvato.

Sempre per amore, Dio chiama Abramo da un popolo pagano, gli dà un nome più grande, lo costituisce padre dei credenti. Ancora, lo accompagna per la via, lo custodisce fra gli stranieri, lo colma di ricchezze, lo fa vittorioso, lo assicura con le sue promesse, lo sottrae alle ingiustizie, gli si fa sentire vicino chiedendogli ospitalità, gli dona miracolosamente il figlio non più atteso. E questo perché Abramo, ricolmato da tanti beni, attratto dall`immensa dolcezza dell`amore divino, impari ad adorare Dio non più nel timore, ma nell`amore.

Per amore, Dio, in un sogno, consola Giacobbe in fuga. Al suo ritorno lo provoca a combattimento costringendolo a lottare corpo a corpo con lui, per insegnargli ad amare, non già temere, quel Dio che pure aveva preso l`iniziativa della lotta. Per amore, Dio chiama Mosè annunciandosi come il Dio dei suoi padri e gli parla con tenerezza paterna per invitarlo a farsi liberatore del suo popolo... Attraverso tutti questi avvenimenti, la fiamma della carità divina ha acceso il cuore dell`uomo, l`ebrezza dell`amore di Dio si è trasfusa nella sensibilità umana. Allora gli uomini, feriti e inebriati, hanno cominciato a desiderare di vedere Dio con gli occhi del corpo. Ma quel Dio che il mondo non può contenere, come può essere raggiunto dalla debole vista umana? La legge dell`amore non bada a quello che avverrà, non bada a quello che deve o che può fare. L`amore non soppesa le ragioni, non sa fare calcoli, non conosce limiti. L`amore non trae motivo di consolazione dall`impossibilità, non cerca ripieghi nella difficoltà. Chi ama, se non può giungere a ciò che desidera, viene ucciso dal suo stesso amore: perché l`amore va dove è attratto, non dove sarebbe logico andare. L`amore genera il desiderio, cresce sempre più di intensità e tende a ciò che non gli è ancora concesso. E questo non è ancora tutto: l`amore non sopporta di non vedere ciò che ama. I santi hanno considerato poca cosa quello che avevano ottenuto, fin tanto che non potevano vedere Dio... Per questo Mosè ha l`audacia di dire: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrami il tuo volto. E il salmista: Mostraci il tuo volto. Anche gli idoli dei pagani sono nati da questa esigenza: vedere con gli occhi ciò che, sia pure errando, si adora.

(san Pietro Crisologo, Sermoni, 147)

 

Ineffabile è l`amore di Dio

Colui che possiede l`amore cristiano, obbedisca ai comandamenti di Cristo. Chi potrà mai spiegare in che consiste il vincolo dell`amore di Dio? Chi sarà in grado di illustrare esaurientemente la sua bellezza e la sua intensità? Ineffabile è il vertice a cui ci eleva: l`amore ci unisce a Dio, l`amore copre il gran numero dei peccati, tutto soffre l`amore, tutto sopporta; nulla di vile né di altezzoso è compatibile con l`amore. L`amore non suscita divisioni, l`amore non si ribella, l`amore opera sempre con la massima concordia; è attraverso l`amore che tutti gli eletti di Dio sono stati condotti alla perfezione e, quando non è presente l`amore, nulla al Signore è gradito. Egli ci ha tratto a sé con amore e Gesù Cristo Signor nostro, in virtù della carità che ebbe per noi, docile alla volontà di Dio, diede il suo sangue per il nostro sangue, la sua carne per la nostra carne, la sua anima per la nostra anima. Considerate quanto sia grande e meraviglioso l`amore, o carissimi, e come sia impossibile spiegarlo esaurientemente. Chi è in grado di perseverare in esso, se non colui che Dio ha scelto? Preghiamo e supplichiamo, dunque, la sua misericordia, di poter vivere in questo amore, al sicuro da ogni umano condizionamento, in assoluta perfezione. Tutte le generazioni, da Adamo sino ad oggi, sono passate; chi, tuttavia, in virtù della grazia di Dio, abbia conseguito la perfezione della carità, ha ottenuto il posto riservato alle anime devote: noi lo vedremo, perciò, allorché apparirà il regno di Cristo. Sta infatti scritto: Entrate appena un poco nelle vostre stanze, finché si dilegui la mia collera e il mio furore: io mi ricorderò, poi, del giorno buono e vi farò risorgere dalla tomba.

Noi siamo beati, o carissimi, se ci manteniamo fedeli alle leggi di Dio, vivendo nella concordia e nell`amore: la carità cancellerà, in questo modo, i nostri peccati. Sta infatti scritto: Beati coloro ai quali furono rimesse le iniquità, i cui peccati furono cancellati. Beato l`uomo al quale il Signore non imputò colpa e sulla cui bocca non v`è inganno. Questa è la beatitudine che godono coloro che Dio ha eletto, per opera di Gesù Cristo nostro Signore, a cui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Clemente Romano, Lettera ai Corinti, 49-50)

GRAZIE A TE

Grazie a te, Gesù, spero nell’avvenire

e non temo la mia miseria né le mie insufficienze.

Grazie a te, credo nell’amore di Dio,

credo che è possibile amare

con lo stesso amore con cui sono amato.

Grazie a te, credo che l’amore fiducioso e generoso

brucia ogni ostacolo e fa crescere la vita in me e intorno a me.

Solo l’amore crea, ricrea, non muore.

Grazie a te, non temo la mia debolezza,

né la vita, né la morte. (P. Monier)