MOSTRATI SIGNORE

Mostrati, Signore;

a tutti i pellegrini dell'assoluto,

vieni incontro, Signore;

con quanti si mettono in cammino

e non sanno dove andare

cammina, Signore;

affiancati e cammina con tutti i disperati

sulle strade di Emmaus;

e non offenderti se essi non sanno

che sei tu ad andare con loro,

tu che li rendi inquieti

e incendi i loro cuori;

non sanno che ti portano dentro:

con loro fermati poiché si fa sera

e lA notte è buia e lunga, Signore.

(David Maria Turoldo)

 

I DISCEPOLI DI EMMAUS

In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

Dùll’Enciclica ecclesia de eucharistia

La Chiesa vive dell’Eucarestia. Questa verità non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma ragchiude in sintesi il nucleo del mistero della*Chiesa. Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20); ma nella sacra ucaristia, per la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un’intensitàunica. Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fiduciosa speranza.

Giustamente il Concilio Vaticano II ha proclamato che il Sacrificio emcaristicw è “fonte e apice di tutta la vita cristiana”. “Infatti, nella shntissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasq}a e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini”. Perciò lo sguardo della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell’Altare, nel quale essa scopre la piena mánifestazione del suo immenso amore. Nel corso del Grande Giubileo dell’Anno 2000 mi fu dato di celebrare l’Eucaristia nel Cenacolo di Gerusalemme, là dove, secondo ?a tradizione, essa fu realizzata per la prima volta da Cristo stesso. Il Cenacolo è il luogo dell’istituzione di questo santissimo Sacramento. E’ lì che Cristo prese nelle sue mani il pane, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Poi prese nell` sue mani il calice del vino e disse loro: “Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. Sono grato al Signore Gesù che mi ha permesso di ripetere nello stesso luogo, obbedendo al suo comando: “Fate questo in memoria di me”, le parole da Lui pronunciate duemila anni fa.

Gli Apostoli che presero parte all’Ultima Cena capirono il significato delle parole uscite dalle labbra di Cristo? Forse no. Quelle parole si sarebbero chiarite pienamente soltanto al termine del Triduo sacro, del periodo cioè cheHva dalla sera del Giovedì fino alla mattina della Domenica. In quei giorni si inscrlve il mistero pasquale; in essi si inscrive anche il mistero eucaristico.

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$al mistero pasquale nasce la Chiesa. Proprio per questo l’Eucaristia, che del mistero pasquale è il sacramento per eccellenza, si pone al centro della vita ecclesiale. Lo si vede fin dalle prime immagini della Chiesa, che ci offrono gli Atti degli Apostoli: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (2,42). Nella “frazione del pane” è evocata l’Eucaristia. Dopo duemila anni continuiamo a realizzare quell’immagine primigenia della Chiesa. E mentre lo facciamo nella Celebrazione eucaristica, gli occhi dell’anima sono ricondotti al Triduo pasquale: a ciò che si svolse la sera del Giovedì Santo, durante l’Ultima Cena, e dopl di essa. L’iótituzione b„ell’Eucaristqa infatti anticiðava sacramentalmente gli eventi che di lì a poco si sarebbero realizzati, a partire dall’agonia del Getremani. Ruvediamo Gesù che esce dal Cenacolo, scende con i discepoli per aO‘raversare il torrente Cedron e giungere all’ÇRto degli Ulivi. In%quell’Orto vi sono ancor oggi alcuni alberihdi ulivo molto antichi. Forse furono testimoni di quanto avvenne alla ýorn ombra quella sewa, quando Cristo in preghiera provò un’angscia mOrtale “e il Suo sudo*} divefTò come gocce dj sangue `h cadevano a terra” (Lc 2*,44). Il sangue, cle aveva pocoðprima consegnato alla Chiesa8come bevanda di salvezza nel Sacramento euaristico, comlnciava ad essere versato; =/i>la sua effusiTne si sarebbå poi compiuta sul Golgota, divenendo lo strumento della nostra Êudenziooe: “Cristo [...]¨venuto come sommo sa{erdot@ dei beni futuri, [...],  entrò una volta per sempre nel sAntuarªŽ non con sangue di gapri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una reRenzione eterna” (Eb 9,11-12)»˜L’ora della nostra redenzione. Pur immensamente provato, Gesù non fugge davanti alla sua “oraœ: “E chm˜devo dire? Padre, salvanti da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora!” (Gv 12,27). Egli desidera che i discepoli gli facciano$compagnia, e deVe invece spårimentarE la solitudine e l’abbandono: “Così non siete stati caÔaci di vegliare uÖ’ora sola con me? Vegliate e pregaŒe, per non cadere in tentayione” (26,40-41). Solo Giovanni rimarrà sotto la Croce, accanto a Maria e alle pie donne. L’agonia nel Getsemani è stata l’introduzione all’agonIa della Croce del Venerdì Santo. i>L’ora santa, l’ora della redenzion| del mondo. Quando Si celebra l’Eucaristia presso la tomba di Ges, a Gerusalemme, si torna qn modo˜quasi tangibile alla sua "ora", l’ora della croce e della glorificazione. A#quel luo¯o e a0quell’ora si riporta spiritualmente ogni presbitero che celebra la Santa Messa, insieme con la comunità cristiana che vi partecipa. “Fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte”. Alle parole della professione di fede fanno eco le parole della contemplazione e della proclamazione: “Ecco il legno della croce, in cui era appesa la salute del mundo. Venite adoriamo”. E’ l’invito che la Chiesa rivolge a tutti nelle ore pomeridiane del Venerdì Santo. Essa riprenderà poi il suo canto durante il tempo pasquale per proclamare: “E’ Risorto dal sepolcro il Signore che per noi è stato crocifisso. Alleluia”.

 

BENEDICIAMO LA TERRA

In quest'ora del tramonto,

ricolma, Signore, di pace il cuore che attende,

la mano verso di te protesa.

Benediciamo, fratelli, la terra, dove siamo vivi, come alberi forti,

dove riposeremo, liberati dal male.

Benediciamo la terra per il pane che dona,

per i balsami pietosi, per la dolcezza dei lunghi riposi.

Benediciamo, o uomini, la terra,

mentre passa l'angelo di Dio,

annunzia giorni di luce nuova e redenta.

Un giorno l'angelo dirà

al tramonto della luce terrena:

più non tramonta, né sorge il sole,

la vita si è fermata a contemplarsi in Dio!

Benediciamo, o uomini, la terra, mentre fra stella e stella

passa l'angelo della vita e della morte

e annunzia che Cristo è risorto, luce senza tramonto.

(Giovanni Vannucci)