Vieni, o Spirito santo, che in alcuni compi miracoli,

in altri annunci la verità, in altri custodisci la verginità,

in altri ancora custodisci la fedeltà coniugale.

Vieni, o Spirito santo,che operi questo in alcuni santi, in altri quello:

a ciascuno concedi di realizzare l'opera propria,

a tutti parimenti di vivere. (Sant'Agostino)

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. 16 Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

 

Dagli scritti di san Massimiliano Maria Kolbe

Ogni santo è un grande uomo, ma non ogni grande uomo è stato nello stesso tempo un santo, anche se in molte occasioni ha reso grandi servizi all'umanità. Tuttavia, vi è tra loro una certa somiglianza. Lascio da parte ora i personaggi famosi per i beni che hanno accumulato, quelli noti per la loro forza fisica, oppure quelli catalogati come "grandi" nella memoria dell'umanità, pur essendo stati noti delinquenti. Non parlo di costoro, anche se pure essi talvolta fanno a gara tra loro in delittuose macchinazioni allo scopo di divenire celebri. Richiamo l'attenzione solamente sui geni del pensiero umano.

Il genio e il santo hanno molte caratteristiche comuni. Essi emergono al di sopra dell'ambiente che li circonda, richiamano involontariamente su di sé l'attenzione altrui, essendo delle persone fuori del comune. Ambedue si sono prefissi degli scopi di dimensioni insolite e, confidando in abbondanti doni di natura o di grazia, mirano a conseguire tali intendimenti passando attraverso le spine e ogni genere di difficoltà. Il loro cammino è reso difficile non solo da persone invidiose, ma anche talvolta da quelle amiche, magari in ottima fede. Qualora riescano a raggiungere la vetta desiderata, oppure ad avvicinarsi effettivamente ad essa, ambedue trovano degli imitatori, i quali, con lo sguardo fisso su di loro e con risultati più o meno soddisfacenti, cercano di seguirli sulla nuova via. E il ricordo di un santo, come pure quello di un genio, passa da una generazione all'altra. La storia ci presenta addirittura delle persone che sono state contemporaneamente santi e geni, come s. Paolo, s. Agostino, s. Tommaso, s. Gregorio Magno e molti altri. Tuttavia, c'è anche una sostanziale differenza tra un santo e un genio che non tende verso la santità. Il sogno di quest'ultimo è la gloria. Per essa, per l'approvazione da parte degli uomini, egli affina l'ingegno, sacrifica il tempo, sfrutta le proprie capacità e talvolta sopporta sacrifici molto gravi. Perfezionandosi in un'unica direzione, trascura spesso aspetti importantissimi e così distrugge in se stesso l'equilibrio e l'armonia, mentre talvolta è di danno anche agli altri con il proprio disordine. Il santo, al contrario, ha davanti agli occhi unicamente la gloria di Dio. Non si cura dei giudizi umani e si pone al di sopra di essi. Egli subordina in modo conveniente le facoltà dell'anima e del corpo, ed anche il corpo stesso, alla ragione e questa, dal canto suo, si assoggetta al governo di Dio. Per questo egli assapora la pace del vincitore.

Quando si scatena una tempesta e da ogni parte precipitano i fulmini dello scherno, della malvagità e dell'invidia piena di odio, quando la calunnia e il disprezzo assalgono e gli amici si allontanano o addirittura aggiungono le loro offese a quelle dei nemici, allora il genio si piega sotto il peso, smania, soffre e si sente infelice. Il santo è superiore a tutto ciò. Anch'egli talvolta sente il dolore, ma subito si acquieta nella preghiera e, fiducioso in Dio, riprende serenamente il cammino. Sopraggiunge una malattia più grave, la vecchiaia incombe: sovente il genio cessa di essere un genio, le sue facoltà intellettuali si indeboliscono; il santo, invece, avanza sempre senza badare al proprio stato di salute o di età, anzi le malattie e le afflizioni diventano per lui una scala verso una maggior perfezione; nel loro fuoco egli si purifica, come l'oro. L'eredità di un genio arreca all'umanità un vantaggio, ma molto spesso anche un danno. Napoleone è stato un genio come condottiero, ma quante lacrime ha fatto versare! quanto sangue ha sparso! e alla fine ha lasciato indebolita la sua stessa patria. Nel nostro tempo le ferrovie, le tipografie, i telegrafi, i telefoni e via dicendo, invece che diffusori di cultura, sono diventati disseminatori di falsità e di putredine morale. Quanti talenti letterari, che meritano di essere compianti, hanno dato una mano per sovvertire l'ordine, per distogliere i loro lettori dal Creatore! Quante anime di giovani sono state avvelenate da libri e rivistacce!... Un santo passa sempre "facendo del bene" sull'esempio di Gesù e ovunque si rechi egli innesta la verità e la felicità, e trascina, con il proprio esempio, verso la Bontà increata. Non ogni persona può diventare un genio, mentre la via verso la santità è aperta a tutti.

Ad ogni uomo Dio ha assegnato una determinata missione in questo mondo e, già mentre creava l'universo, disponeva le cause prime in modo tale che la catena ininterrotta dei loro effetti creasse le condizioni e le circostanze più favorevoli per l'attuazione di tale missione. Ogni uomo, quindi, nasce con le capacità proporzionate alla missione a lui affidata e, per tutto il corso della sua vita, l'ambiente e le circostanze, tutto contribuisce a rendergli possibile e facile il conseguimento dello scopo. E in tale conseguimento dello scopo consiste appunto tutta la perfezione dell'uomo; e con quanta maggior precisione uno realizza il proprio compito, quanto più scrupolosamente compie la propria missione, tanto più è grande e santo agli occhi di Dio. Oltre che dai doni naturali, l'uomo è accompagnato dalla culla fino alla tomba dalla grazia di Dio, la quale si riversa su ognuno di noi in quantità e qualità tali che le deboli forze umane possono rafforzarsi a sufficienza e acquistare l'energia soprannaturale necessaria per affrontare la propria missione. E molti santi per tutto il corso della loro vita hanno collaborato incessantemente con i doni di Dio, sia naturali sia soprannaturali. In questo momento non penso solamente alla purissima Madre di Dio, la quale, Immacolata già nella sua concezione per singolare privilegio, non ha mai macchiato la propria anima neppure con il più piccolo peccato, ma penso alle schiere di quelle anime pure, come s. Luigi o come il nostro connazionale s. Stanislao Kostka, che si sono presentate al tribunale di Dio con la veste dell'innocenza ricevuta nel santo battesimo. Tuttavia, tra i santi ve ne sono di quelli che, per un tratto più o meno lungo di tempo, hanno abusato dei doni di Dio e sono stati sordi alla silenziosa chiamata della grazia. Alcuni di essi, troppo legati alle occupazioni e ai divertimenti, anche se non peccaminosi, dimenticarono il loro sublime destino: come il serafico s. Francesco, beniamino della gioventù ricca di Assisi. Altri, poi, dopo di esser caduti in basso e di essersi avvoltolati nel fango del vizio, si erano ormai allontanati totalmente da Dio, come s. Maria Maddalena, s. Margherita da Cortona. Altri, infine, non conoscevano neppure la vera via assegnata ad essi, come l'apostolo s. Paolo, il quale confessò apertamente di aver perseguitato, per ignoranza, la Chiesa di Dio. E vediamo ora come Dio li inseguiva con la sua grazia, come bussava alla porta dei loro cuori nelle circostanze favorevoli, come mostrava in modo sempre più chiaro la strada della loro missione: allorché cominciarono a collaborare con i doni di Dio, divennero santi. E così, s. Francesco sente una voce che lo chiama ad andare a combattere, ma quando, per obbedire, sta per preparare il cavallo e l'armatura, Dio gli chiarisce che dovrà mettersi a capo di un esercito spirituale e, insieme con esso, combattere contro le potenze dell'inferno: ed ecco che inizia un'altra vita. S. Margherita da Cortona osserva il proprio amante, ormai... fetido cadavere, e, sotto l'impressione di tale vista, abbandona la vita peccaminosa e si converte. E s. Paolo, allorché, fremente d'ira, si sta avvicinando alle porte di Damasco per incarcerare i cristiani, scaraventato a terra, da ostinato nemico diventa ardente apostolo della dottrina di Cristo. E tutti questi santi, dopo la loro conversione non conoscono più né misura né limiti nel servizio di Dio: non si accontentano più di rispettare una rettitudine mediocre; con un'ascensione verso le più alte vette della perfezione cristiana, essi si sforzano di riscattare il tempo e le grazie dissipati in precedenza.

Quando si tratta della gloria di Dio e della salvezza delle anime, nessuna fatica è pesante per loro, nessuna croce è spiacevole: da quel momento in poi per essi tutto questo è un piacere, tutto è un tesoro, poiché è tutto al servizio dell'amore di Dio. Svariate e innumerevoli sono le vie per le quali Dio conduce i santi ad un destino sublime. Sovente Egli rafforza le inclinazioni della natura con doni soprannaturali e permette e comanda di servirsi di essi, ma talvolta Egli esige il sacrificio di quelle inclinazioni della natura, qualora ciò sia necessario per una più alta formazione dell'anima. "Se Dio - afferma Bossuet - vuole rendere gli uomini degni di sé, deve formarli in vari modi, allo scopo di plasmarli secondo il proprio progetto; in questa azione Egli rispetta una cosa soltanto: non vuol fare esplicita violenza alla disposizione innata". Per questo Dio ha condotto alcuni nel deserto e li ha isolati completamente dagli uomini; ha chiamato altri alla vita comune e ad un aiuto scambievole nel progresso verso la perfezione; altri ancora li ha lasciati nel vortice del mondo, accanto all'aratro, nelle officine degli artigiani, oppure sui troni regali. Alcuni li ha resi celebri per scienza profana o religiosa, oppure per attività sociale, mentre altri li ha lasciati nell'ombra della dimenticanza per tutta la loro vita terrena. Alcuni li ha in certo modo accarezzati, li ha nutriti con il latte delle dolcezze spirituali, mentre altri li ha sfamati con il duro pane della sofferenza; tutto questo dipendeva dalla necessità delle singole anime e dal tipo di missione a cui un'anima era stata destinata.

Pur seguendo con fedeltà l'ispirazione della grazia divina, tuttavia i santi non cessano di essere persone simili a noi, e di solito le loro azioni e le loro parole portano in sé le impronte caratteristiche del loro ambiente, del loro paese, della loro patria. Ad esempio, s. Caterina da Siena - la quale sentiva scorrere nelle vene il "sangue senese" che, secondo un'espressione di s. Bernardino, è un "sangue dolce" - talvolta copriva i bambini di baci; in s. Teresa, invece, si fa strada lo spirito cavalleresco. Nata ad Avila, "città di cavalieri" - dove perfino le donne, durante un'assenza dei loro mariti, furono in grado di resistere ad un assedio - era profondamente compenetrata dello spirito della propria città e della propria nazione; per questo appunto noi troviamo spesso nei suoi scritti le espressioni: "Dio delle battaglie", "servire Dio con coraggio virile". Lo stesso atteggiamento è possibile ravvisare in s. Ignazio di Loyola, che era stato un soldato.

Vediamo, dunque, che i santi procedevano per strade diverse, che avevano un comportamento differente nei confronti dei doni di natura. Una cosa avevano tutti in comune ed era il fatto di subordinare sempre tali doni alla grazia, quella grazia che tante volte li aveva sollevati da una prolungata svogliatezza o perfino dalla schiavitù del peccato. Tutti, perciò, hanno vissuto una vita superiore e soprannaturale, indipendentemente dal fatto che la grazia avesse loro imposto di camminare su una strada conforme o contraria alla natura: il loro unico scopo era Dio e il suo santo amore, mentre tutto il resto - fatti naturali o soprannaturali, piacevoli o meno - erano dei mezzi che conducevano allo scopo. In tal modo nulla si trasformava in loro danno, ma anzi da ogni cosa essi traevano vantaggi infiniti, poiché erano vantaggi spirituali: infatti "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, di coloro che sono stati chiamati santi secondo il suo disegno".

 

DIO UNICA SPERANZA

O Dio, unica speranza di vita eterna per il mondo,

tu che rimani, solo, per i miseri, sicura àncora di salvezza,

concedimi valido aiuto in così dura battaglia

e salva dalla sconfitta il tuo servo.

Ricorda: io simile alla cenere, al vento, all'ombra!

Se infuriano le battaglie, se il feroce avversario incita i suoi alla guerra,

sotto la tua guida sarà facile la vittoria,

stretti a te nessun nemico riesce a turbarci.

Liberami, o Altissimo, dalle insidie infernali

e fa' che mi accosti alla vera Luce

per fiorire nello splendore del tuo tempio,

o grande Re, e aver parte ai sacri cori del Cielo!

(San Beda il Venerabile)