Creatore del cielo e della terra,

che hai ingemmato il cielo del coro delle stelle

e l'hai illuminato con gli astri splendenti,

che hai onorato la terra dei frutti per l'utilità degli uomini

e hai concesso a essi, opera delle tue mani,

di godere in alto dello splendore della luce degli astri

e quaggiù di nutrirsi dei frutti della terra,

ti preghiamo, per il tuo amore agli uomini e la tua benignità:

manda le piogge assai benefiche e feconde,

e fa' che la terra sia fertile

e porti abbondanza di buoni frutti.

(Serapione)

 

Dove comincia e dove finisce la conoscenza di Dio

Dio è sempre stato, è e sarà. Ovvero, per dir meglio, sempre è. Infatti «era» e «sarà» sono particelle del nostro tempo e dell`effimera natura. Egli, al contrario, è colui che sempre è. D`altronde, lui stesso si presenta così quando pronuncia l`oracolo a Mosè sul monte. Egli racchiude infatti in se stesso tutto ciò che esiste, senza essere limitato, da parte sua, da nessun principio e da nessuna fine: uno sconfinato e interminabile mare di essere, al di là d`ogni concetto di tempo e di spazio. Il pensiero umano può soltanto abbozzarne una vaga immagine, certamente inadeguata e imprecisa, percependo non già quanto in lui si trova, ma quanto lo circonda. Raccogliendo così, una dopo l`altra, le impressioni che se ne ricavano, si perviene a un simulacro di verità che sfugge e sparisce ancor prima di essere posseduto e compreso, illuminando e purificando la nostra parte più nobile con la rapidità di un fulmine balenante davanti agli occhi. Secondo la mia opinione, egli ci attrae a sé nella misura in cui noi siamo in grado di comprenderlo: infatti, ciò che non può essere assolutamente compreso, nessuno lo desidera né cerca di raggiungerlo. Nella misura in cui si mostra incomprensibile alle nostre facoltà, egli suscita la nostra ammirazione verso di lui. L`ammirazione, a sua volta, fa nascere un desiderio più intenso e, se lo ricerchiamo, egli ci purifica e, purificandoci, ci dà un aspetto divino: una volta che siamo divenuti tali, egli si intrattiene con noi, come con i suoi intimi. (San Gregorio di Nazianzo, La nascita)

 

I gradi della conoscenza di Dio

Se qualcuno pretende di parlare delle cose che riguardano Dio, provi anzitutto, se vi riesce, a spiegare i confini della terra. Vivi sulla terra, ma non conosci bene neppure il confine del tuo domicilio, cioè della terra stessa. Come potrai allora conoscere adeguatamente il suo architetto? Contempli le stelle, ma non vedi chi le ha fatte. Conta a fondo dapprima tutte quelle che si offrono al tuo sguardo e soltanto allora provati a descrivere colui che ti è nascosto: colui che conta la moltitudine delle stelle e le chiama tutte per nome (Sal 146,4).

Violenti temporali si abbatterono di recente su di noi; per poco le loro gocce non ci distruggevano; conta, se puoi, le gocce di pioggia che sono cadute nella nostra città; ma neppure nella città: quelle che sono cadute in un`ora sul tuo tetto, contale se puoi. Ma non è possibile: riconosci la tua incapacità e impara da questa la potenza di Dio. Infatti da lui sono state contate anche le gocce di pioggia (Gb 36,27) cadute in tutto il mondo, e non soltanto ai nostri giorni, ma anche in ogni tempo. Il sole è opera di Dio, ed è veramente grande. Ma se lo paragoniamo con il firmamento in tutta la sua estensione, ci appare piccolissimo. Ebbene, prova prima a guardare verso il sole, se vi riesci, e poi ricerca accuratamente il Signore. Non scrutare le cose troppo profonde per te e non indagare quelle al di sopra di te; pensa piuttosto a quello che ti è richiesto (Sir 3,22). Qualcuno si domanderà: se l`essenza divina è incomprensibile, perché ne dai delle spiegazioni? D`altra parte, rispondiamo, se è vero che io non posso bere tutta l`acqua di un fiume, forse che non ne potrò comunque attingere quanta me ne serve? E ancora, se è vero che non è possibile sostenere la vista diretta del sole, non lo si potrà ugualmente guardare per quanto è necessario? Oppure, entrando in un grande giardino, siccome non posso mangiare tutti i frutti, vuoi che per questo me ne vada via con la stessa fame di prima?

Lodo e glorifico colui che ci ha creato; divina è infatti la voce che così comanda: Ogni spirito lodi il Signore (Sal 150,6). Perciò mi accingo a celebrare il Signore con la lode, piuttosto che illustrarlo con le parole; nella certezza tuttavia che sarò lontanissimo dal glorificarlo come sarebbe conveniente, quantunque sia frutto della pietà il tentarlo in ogni modo. Il Signore Gesù conforta infatti la mia debolezza, quando dice: Nessuno ha mai visto Dio (Gv 1,18). Ma non sta forse scritto, osserverà qualcuno, che gli angeli dei bambini contemplano sempre il volto del Padre mio che è nei cieli (Mt 18,10)? Gli angeli, però, non vedono Dio com`è in se stesso, ma unicamente ciò che essi sono in grado di percepirne. D`altronde, è Gesù stesso ad affermare: Nessuno ha visto il Padre, tranne colui che viene da Dio; costui ha visto il Padre (Gv 6,46).

Gli angeli dunque riescono a vedere Dio soltanto nella misura in cui ne sono capaci, e anche per gli arcangeli è lo stesso. I troni e le dominazioni, dal canto loro, lo vedono più dei primi, però in grado inferiore alla sua gloria. Solo lo Spirito Santo infatti, insieme con il Figlio, è in grado di vedere come si conviene. Egli scruta ogni cosa, e conosce anche le profondità di Dio (1Cor 2,10); come, del resto, anche il Figlio unigenito, insieme con lo Spirito Santo, conosce il Padre in modo dovuto (infatti nessuno conosce il Padre, dice, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo abbia rivelato<7i> (Mt 11,27). Egli vede Dio com`è in realtà, e lo rivela con lo Spirito e attraverso lo Spirito, a misura della capacità di comprensione di ciascuno. Dal momento che il Figlio unigenito, generato senza passione fin dall`eternità (2Tm 1,9), è infatti partecipe con lo Spirito Santo della divinità paterna; egli conosce il genitore, e il genitore conosce colui che ha generato. E allora, se è vero che neppure gli angeli lo conoscono, nessun uomo si vergogni di confessare la propria ignoranza. Come potrei mai spiegare con le parole che cosa sia colui che ci ha donato la capacità stessa di parlare? Io che ho un`anima, e non sono capace di descriverne le qualità e le caratteristiche, in che modo potrò mai riuscire a parlare addirittura di colui che quest`anima mi ha donato? Alla nostra pietà basti sapere che abbiamo un Dio: un Dio solo, Dio che esiste dall`eternità, sempre uguale a se stesso, che non ha padre; nessuno è più potente di lui, nessuno può abbattere il suo regno e dichiararsi suo successore; egli ha molti nomi, è onnipotente, la sua sostanza è semplice e omogenea. Infatti, non perché è chiamato buono, giusto, onnipotente, Sabaoth, è da ritenersi per questo diverso o altro; al contrario, si deve riconoscere che, pur essendo unico e iõentico, realizza le infinite operazioni della divinità. Non è grande, ad esempio, soltanto nella bontà, per essere poi più modesto nella sapienza; ma, al contrario, possiede in egual misura sapienza e bontà. Non vede da una parte soltanto, mentre dall`altra è privato della vista; ma è tutto occhio, tutto udito, tutta intelligenza; non come noi perciò, che siamo intelligenti in una cosa, e ignoranti in un`altra. Il Signore conosce in anticipo tutti gli esseri, è santo e onnipotente, più buono di tutti, più grande di tutti, più sapiente di tutti. Non potremo mai parlare della sua origine, del suo aspetto, della sua specie. Se, infatti, non è assolutamente possibile concepire neppure un`immagine di Dio, si potrà forse mai penetrare nella sua sostanza? (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimale)

 

IL MIO SI'

Io sono creato per fare e per essere qualcuno

per cui nessun altro è creato.

Io occupo un posto mio nei consigli di Dio, nel mondo di Dio:

un posto da nessun altro occupato.

Poco importa che io sia ricco, povero

disprezzato o stimato dagli uomini:

Dio mi conosce e mi chiama per nome.

Egli mi ha affidato un lavoro

che non ha  affidato a nessun altro.

ê

Io ho la mia missione.

In qualche modo E sono necessario ai suoi intenti

tanto necessario al posto mio

quanto un Arcangelo al suo.

Egli non ha creato meCinutilmente.

Io farò del bene, farò il suo lavoro.

Sarò un angelo di pace

un predicatore della verità

nel posto che Egli mi ha assegnato

anche senza che io lo sappia

p4r ch'io segua i Suoi comandamenti

e Lo serva nella mia vocazione.

(Henry Newman)