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GesA disse ai discepoli: «Non datevi@pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vOstro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno rqpostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l’erba del campo, che oggi +’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di aarvi il suo regno(Lc 12)

 

Come pjtrà un giovane tenere pura la sua via?

Custodendo le tue parole.

Con tutto il cuore ti cerco:

non farmi deviare dai tuoi precetti.

 

Conservo nel cuore le tue parole

per non offenderti con il peccato.

Benedetto sei tu, Signore;

mostrami il tuo volere.

 

Con le mie labbra ho enumerato

tutti i giudizi della tua bocca.

Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia

più che in ogni altro bene.

 

Voglio meditare i tuoi comandamenti,

considerare le tue vie.

Nella tua volontà è la mia gioia;

mai dimenticherò la tua parola.

 

 

Sii buono con il tuo servo e avrò vita,

custodirò la tua parola.

Aprimi gli occhi perché io veda

le meraviglie della tua legge.

 

Io sono straniero sulla terra,

non nascondermi i tuoi comandi.

 

Dalla lettera agli Ebrei

Nella fede morirono i patriarchi, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.

 

Ora, che attendo, Signore?

In te la mia speranza.

Liberami da tutte le mie colpe,

non rendermi scherno dello stolto.

Sto in silenzio, non apro bocca,

perché sei tu che agisci.

 

Allontana da me i tuoi colpi:

sono distrutto sotto il peso della tua mano.

Castigando il suo peccato tu correggi l`uomo,

corrodi come tarlo i suoi tesori.

Ogni uomo non è che un soffio.

 

Ascolta la mia preghiera, Signore,

porgi l`orecchio al mio grido,

non essere sordo alle mie lacrime,

poiché io sono un forestiero,

uno straniero come tutti i miei padri.

 

 

Dalla regola dei Frati Minori

Si guardino i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non siano come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini

 

Dalla Vita di San Francesco

Non voleva che i frati abitassero in alcun luogo per quanto piccolo, se non constava con certezza chi ne fosse il proprietario. Infatti nei suoi figli pretese sempre la condizione di pellegrini, cioè che si raccogliessero sotto tetto altrui, passassero da un luogo all’altro pacificamente e sentissero nostalgia della patria. Avvenne che nell’eremo di Sarteano un frate chiedesse ad un confratello da dove venisse. «Dalla cella di frate Francesco», rispose. Come l’udì, il Santo disse: «Poiché hai dato alla cella il nome di Francesco, facendola mia proprietà, cerca un altro che vi abiti, perché io non vi rimarrò più». E continuò: «Il Signore, quando rimase nel deserto, dove pregò e digiunò per quaranta giorni, non si fece costruire una cella né casa alcuna, ma dimorò sotto una roccia del monte (Mt 4,1-2). Noi lo possiamo seguire, secondo la forma prescritta, non possedendo nulla di proprio, quantunque non ci sia possibile vivere senza l’uso di abitazioni». Spesso, poi, discorrendo della povertà, applicava ai frati quell’espressione del Vangelo: Le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo hanno il nido; ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo (Mt 8,20). Per questo motivo ammaestrava i frati a costruirsi casupole poverelle, alla maniera dei poveri, ad abitare in esse non come in casa propria, ma come in case altrui, da pellegrini e forestieri(1Pt 2,11). Diceva che il codice dei pellegrini è questo: raccogliersi sotto il tetto altrui, sentir sete della patria, passar via in pace. Dava ordine, talvolta, ai frati di demolire le case che avevano costruite o di lasciarle, quando notava in esse qualcosa che, o quanto alla proprietà o quanto al lusso, urtava contro la povertà evangelica. Diceva che la povertà è il fondamento del suo Ordine la base principale su cui poggia tutto l’edificio della sua Religione, in modo tale che, se essa è solida, tutto l’Ordine è solido; se essa si sfalda, tutto l’Ordine crolla.

 

QUAL È IL TUO NOME?

Qual è il tuo nome? Tu sei colui che io prego,

colui che io cerco a tastoni nel buio della notte,

poiché non conosco i tratti del tuo viso.

Io so che il tuo nome è scritto nel più profondo del mio essere,

ma qualunque sia il modo in cui io cerchi di chiamarti,

tu rimani sempre colui che è Inconoscibile e Innominabile.

Nonostante tu sia presente, tu mi sembri assente e lontano,

tu sei mio concittadino in ogni paese in cui io vado,

ma mi fai sentire straniero in ogni paese in cui io abito.

Tu, che mi lasci senza riposo,

tu che mi concedi la pace.

Tu che in me preghi più di quanto io possa pregare,

tu che in me ami infinitamente di più

di quanto io sia capace di amare.

Sei tu che io desidero,

senza neppure saperlo.

Se tanto ti cerco è perché tu mi hai trovato.

Prima ancora che i miei occhi

si aprissero alla luce,

prima ancora che i miei passi

fossero in grado di misurare lo spazio,

tu hai srotolato davanti a me

l’immenso tappeto dei giorni e degli anni

come un cammino sempre aperto.

In ogni momento io posso scoprirti

sul volto del tuo Figlio.

Anche lui ha conosciuto le tappe della nostra esistenza:

il tempo in cui si comincia a crescere

e il tempo in cui si allacciano le grandi amicizie.

Egli è venuto per accendere il fuoco sulla nostra terra

e ci ha insegnato quanta pazienza esige la fedeltà.

Sii benedetto, Signore, perché hai abitato il tempo.

(S. Francesco di Sales)