SEMINARE LA SPERANZA

Il mistero della morte dischiude, o Signore,

il suo orrore e il suo segreto

quando tu entri nel sepolcro:

il Figlio di Dio morto,

la vita, sorgente di ogni vita,

lascia il corpo benedetto

in preda alle inesauribili leggi

della natura inferiore,

e lo consegna cadavere

alla terra divoratrice.

 

Lo lascia per riprenderlo

rinnovato e maggiormente vivificato:

lo lascia nel nostro sonno mortale

per risvegliarlo nel suo trionfo immortale;

lo lascia frumento

del nostro campo terreno,

al silenzio, al freddo, al disfacimento,

per subito rianimarlo

alla primavera celeste

della luce e dell'energia divina.

 

Vuole seminare nella tomba la speranza,

vuole insegnarci a morire per vivere.

E tu, sia benedetto, o Signore, vincitore della morte!

(Paolo VI)

 

 

Dal secondo libro dei Maccabei

Dopo la festa chiamata Pentecoste, Giuda e i suoi uomini mossero contro Gorgia, stratega dell'Idumea. Questi avanzò con tremila fanti e quattrocento cavalieri. Schieratisi in combattimento, caddero un piccolo numero di Giudei. Un certo Dosìteo, degli uomini di Bacènore, abile nel cavalcare e valoroso, si attaccò a Gorgia e, afferratolo per la clamide, lo trascinava a gran forza volendo prendere vivo quello scellerato; ma uno dei cavalieri traci si gettò su di lui tagliandogli la spalla e Gorgia poté fuggire a Maresa. Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e guida nella battaglia. Poi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra che si accompagnava agli inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le mise in fuga. Giuda poi radunò l'esercito e venne alla città di Odollam; poiché si compiva la settimana, si purificarono secondo l'uso e vi passarono il sabato. Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di famiglia. Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. Perciò tutti, benedicendo l'operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti. Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.

 

SALMO 21
Lodate il Signore, voi che lo temete, gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, 
lo tema tutta la stirpe di Israele;

perché egli non ha disprezzato né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.

Sei tu la mia lode nella grande assemblea, 
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati, 
loderanno il Signore quanti lo cercano: "Viva il loro cuore per sempre".

Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli.

Poiché il regno è del Signore, egli domina su tutte le nazioni.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, 
davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere

 

E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene; 
annunzieranno la sua giustizia;

al popolo che nascerà diranno: “Ecco l’opera del Signore”.

 

Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo

Qual nuovo e grande mistero avvolge la mia esistenza? Perché sono piccolo e insieme grande, umile eppure eccelso, mortale e immortale, terreno ma insieme celeste? La prima condizione viene dal mondo inferiore, l`altra da Dio; quella dalla sfera materiale, questa dallo spirito. E` necessario che io sia sepolto con Cristo, che risorga con Cristo, che sia coerede di Cristo, che diventi figlio di Dio, anzi che diventi come lo stesso Dio. Ecco la profonda realtà che è racchiusa in questo nuovo e grande mistero. Dio ha assunto in pieno la nostra umanità ed è stato povero per far risorgere la carne, salvarne l`immagine primitiva e restaurare così l`uomo perché diventiamo una cosa sola con Cristo. Egli si è comunicato interamente a noi. Tutto ciò che egli è, è diventato completamente nostro. Sotto ogni aspetto noi siamo lui. Per lui portiamo in noi l`immagine di Dio dal quale e per il quale siamo stati creati. La fisionomia e l`impronta che ci caratterizza è quella di Dio. Perciò solo lui può riconoscerci per quel che siamo. Conseguentemente passano in seconda linea le differenze e le distinzioni fisiche e sociali, che pur certamente esistono fra gli uomini. Per questo si può dire che non c`è più né maschio né femmina, né barbaro né scita, né schiavo né libero. Dio voglia che anche nel futuro riusciamo a diventare quello che speriamo di essere e che l`amore di Dio ci ha preparato! Egli esige poco da noi, però ora e sempre fa grandi doni a coloro che lo amano. E allora, pieni di speranza in lui, soffriamo tutto e sopportiamo tutto lietamente. Abbiamo il coraggio di rendergli grazie sempre e dappertutto, nella gioia e nel dolore. Convinciamoci che le tribolazioni sono strumento di salvezza. E poi non dimentichiamoci di raccomandare al Signore le anime nostre e anche quelle di coloro che ci hanno preceduto nel comune viaggio verso la casa paterna. O Signore, sei tu che hai creato tutte le cose, tu che hai plasmato il mio essere. Tu sei Dio, Padre e guida di tutti gli uomini. Sei il sovrano della vita e della morte. Sei la difesa e la salvezza delle nostre anime. Sei tu che fai tutto. Sei tu che dirigi il progresso di tutte le cose, scegliendo le scadenze più opportune e ubbidendo alla tua infinita sapienza e provvidenza e sempre attraverso la tua parola. Accogli fra le tue braccia, o Signore, il mio fratello maggiore che ci ha lasciati. A suo tempo accogli anche noi, dopo che ci avrai guidati lungo il pellegrinaggio terreno fino alla meta da te stabilita. Fa` che ci presentiamo a te ben preparati e sereni, non sconvolti dal timore, non in stato di inimicizia verso di te, almeno nell`ultimo giorno, quello della nostra dipartita. Fa` che non ci sentiamo come strappati e sradicati per forza dal mondo e dalla vita e non ci mettiamo quindi contro voglia in cammino. Fa` invece che veniamo sereni e ben disposti, come chi parte per la vita felice che non finisce mai, per quella vita che è in Cristo Gesù, Signore Nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

 

DONACI TANTO AMORE

Signore Gesù, tu amavi la vita come mai si è amata la vita.

Tu hai conosciuto la morte come mai si è conosciuta la morte.

Ti ringraziamo: in piena libertà ti sei consegnato alla morte

perché al di là della nostra morte la tua vita sia la nostra vita.

Nel nostro dolore di veder partire coloro che amiamo,

donaci tanto amore da essere felici

delle beatitudini di cui loro sono felici

per la vita nei secoli dei secoli! (Pierre Talec)