Dal libro della Genesi

Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -; allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato.

 

La nobiltà dell`anima

«E spirò sul suo viso il soffio della vita». La Scrittura intende dire che quel soffio diede la forza vitale a colui che era stato formato dalla terra: così avvenne, appunto, la creazione dell`anima. Donde soggiunge: «E l`uomo divenne anima vivente». Che cosa vuol dire «anima vivente»? Significa che opera efficacemente, che possiede membra corporee destinate ad assolvere determinate operazioni e obbedienti alla sua volontà. Poi, non so come, noi abbiamo sovvertito quell`ordine e l`iniquità crebbe al punto che oggi costringiamo quest`anima ad assecondare le concupiscenze della carne. Essa, perciò, che in qualità di signora doveva presiedere e comandare, la obblighiamo a soddisfare le voluttà della carne, ignorando la sua nobiltà e la superiorità della quale aveva goduto prima che si verificassero codesti avvenimenti. Considera, infatti, te ne prego, l`ordine della creazione; esamina con te stesso che cosa fosse l`uomo prima che gli fosse spirato dal Signore quel soffio di vita e diventasse anima vivente. Un`immagine inanimata, priva di movimento e assolutamente inutile. Pertanto tutto ciò che lo elevò a una dignità tanto grande, null`altro fu se non quel soffio di vita spirato da Dio. D`altronde, affinché tu veda ciò non soltanto da quelle cose che allora accaddero, ma anche da quelle che adesso si verificano quotidianamente, rifletti con te stesso come, dopo l`emigrazione dell`anima, codesto corpo appaia tanto amaro e triste. Ma che dico, amaro e triste? Quanto orrendo, quanto maleodorante e brutto quant`altri mai; quello stesso corpo che prima, retto dall`anima, era leggiadro, gradevole e bellissimo, pieno di molta prudenza e fornito con accortezza per compiere cose buone.

Riflettendo su tutte queste cose e comprendendo quanto grande sia la nobiltà dell`anima nostra, non commettiamo nulla che sia indegno di essa, non la coinvolgiamo in azioni illecite, non la sottomettiamo alla servitù della carne, non trattiamo così crudelmente e senza misericordia un`essenza così nobile e dotata di una dignità tanto grande. Infatti, grazie alla sua sostanza, noi, che siamo stati avvolti in un corpo, se lo vogliamo, possiamo gareggiare con le potenze spirituali con l`aiuto della grazia divina; noi, pur camminando sulla terra, possiamo vivere in cielo, in nulla essendo a quelle inferiori; anzi, essendone fors`anche superiori. Come ciò possa accadere, lo dirò. Quando qualcuno, infatti, circondato da questo corpo corruttibile, avrà condotto una vita simile a quella delle supreme virtù, come non otterrà una grazia ben maggiore da Dio, dal momento che, pur essendo oppresso dalle necessità del corpo, ha serbato incorrotta la nobiltà dell`anima? Ma chi mai, potresti dire, potrà esser riconosciuto tale? A ragione ciò ci sembra impossibile, in considerazione della nostra modestissima virtù. Ma se vuoi accorgerti che ciò non è impossibile, pensa, ti prego, a tutti i giusti i quali, dal principio fino al tempo presente, piacquero al Signore. Pensa, altresì, a Giovanni, figlio di una donna sterile e cittadino del deserto; a Paolo, maestro del mondo, e a tutta la moltitudine dei santi, dotati della nostra medesima natura, oppressi dalle identiche necessità del corpo. Dunque, non stimare più l`impresa impossibile e non essere più pigro nei confronti della virtù: tante occasioni, infatti, hai ricevuto dal Signore onde abbracciarla senza difficoltà. (Giovanni Crisostomo, Omelie sul Genesi, 12)

 

La carne partecipa alla lode e al biasimo dell`anima

Tu ti richiami sempre ai brani scritturistici in cui la carne vien biasimata; tieni presente anche quelli in cui viene lodata. Leggi i passi che deprimono la carne: aguzza gli occhi e vedi quelli in cui viene innalzata. Ogni carne è fieno (Is 40,6); però Isaia non ha detto questo solo, ma anche: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio (Is 40,5). Spicca il fatto che nel Genesi Dio dice: Il mio spirito non resterà in questi uomini, perché sono carne (Gen 6,3); ma per voce di Gioele si ode anche: Effonderò del mio spirito in ogni carne (Gl 3,1). Anche gli scritti dell`Apostolo non li devi conoscere solo ove egli combatte la carne (cf. Rm 7,18); se afferma che coloro i quali vivono nella carne non possono piacere a Dio, perché le sue brame sono contrarie allo spirito (cf. Gal 5,17) e se ha altre espressioni simili, che sono di disonore alla carne - non nella sua sostanza ma nei suoi atti -, dobbiamo asserire tuttavia che in altri passi egli non si oppone ad essa se non per rimproverare l`anima in quanto essa, cioè, è intimamente unita all`anima, al cui comando si sottomette. Sono poi lettere di Paolo anche quelle ove egli dice che porta le stigmate di Cristo nella carne (cf. Gal 6,17), dove ci comanda di custodire la nostra carne come tempio di Dio (cf. 1Cor 3,16), ove considera il nostro corpo membro di Cristo (cf. 1Cor 6,15) e ove ci ammonisce di onorare e portare Dio nel nostro corpo (cf. 1Cor 6,20). (Tertulliano, La risurrezione della carne, 10)

 

Partecipazione al sacerdozio di Cristo

Dice san Paolo: Vi esorto per la misericordia di Dio (Rm 12,1). Paolo ci esorta, anzi Dio stesso ci esorta attraverso di lui. E Dio lo fa perché vuole essere non soltanto Signore, ma soprattutto padre... Vi esorto a offrire il vostro corpo. Chiedendo questo a tutti gli uomini, l`apostolo li innalza alla dignità del sacerdozio. Offrire il vostro corpo come ostia viva. Ministero inaudito del sacerdozio cristiano, l`uomo è insieme vittima e sacerdote di se stesso. Non cerca più fuori di sé ciò che desidera immolare a Dio; porta con sé e in sé quello che per il suo bene vuole sacrificargli. La vittima rimane immolata, il sacerdote non cambia il suo atteggiamento: la vittima viene sacrificata ma resta in vita, e il sacerdote che la offre non può ucciderla. Sacrificio straordinario, in cui il corpo è offerto senza essere distrutto, e il sangue è dato senza essere sparso. Dice l`apostolo: Vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire il vostro corpo come ostia viva. Fratelli, questo sacrificio è conforme a quello di Cristo che, pur vivendo, ha immolato il suo corpo per la vita del mondo: veramente ha fatto del suo corpo una vittima vivente, poiché, sebbene ucciso, egli vive. Si tratta dunque di un sacrificio in cui la morte sconta la sua pena, ma la vittima rimane; la vittima vive, e la morte viene condannata. Ecco perché per i martiri la morte è una nascita, la fine un inizio: vengono uccisi e vivono, e risplendono in cielo mentre in terra erano considerati ormai perduti per sempre. Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire il vostro corpo come ostia viva e santa. E` quello che aveva cantato il profeta: Non hai voluto sacrificio né offerta, ma mi hai dato un corpo (Sal 39,7: LXX). Non rifiutarti dunque di essere il sacrificio di Dio e il suo sacerdote; non trascurare quello che la sua potenza e la sua generosità ti hanno dato. Indossa la veste della santità, cingiti con la cintura della castità; il Cristo sia come un velo sul tuo capo, la croce rimanga come una protezione sulla tua fronte. Poniti sul petto il sacramento della conoscenza di Dio, fa` bruciare sempre come un profumo l`incenso della preghiera, impugna la spada dello Spirito, rendi il tuo cuore un altare: e così, nella sicurezza che ti dà la protezione di Dio, conduci il tuo corpo al sacrificio. Dio vuole la fede, non la morte; ha sete dell`intenzione, non del sangue; si lascia placare dalla volontà, non dal sacrificio della vita. Questo, Dio lo ha mostrato quando ha chiesto in sacrificio il figlio del santo patriarca Abramo. Immolando suo figlio, infatti, che cosa offriva Abramo se non il proprio corpo? E che altro cercava Dio in questo padre se non la fede, dal momento che gli comandò di offrire il figlio ma non gli permise di ucciderlo?... Il tuo corpo vive ogni volta che tu, facendo morire i vizi, sacrifichi a Dio la tua vita per mezzo della virtù. Non può morire colui che ottiene di essere ucciso dalla spada della vita. Il nostro Dio, che è la via, la verità e la vita (Gv 14,8), ci liberi dalla morte e ci conduca alla vita eterna.

(san Pietro Crisologo, Sermoni, 108)

 

Amore, che mi formasti
Amore, che mi formasti
a immagine dell'Iddio che non ha volto,
Amore che sì teneramente
mi ricomponesti dopo la rovina,
Amore, ecco, mi arrendo:
sarò il tuo splendore eterno.
Amore, che mi hai eletto fin dal giorno
che le tue mani plasmarono il corpo mio,
Amore, celato nell'umana carne,
ora simile a me interamente sei,
Amore ecco, mi arrendo:
sarò il tuo possesso eterno.
Amore, che al tuo giogo
anima e sensi, tutto m'hai piegato,
Amore, tu m'involi nel gorgo tuo,
il cuore mio non resiste più,
ecco, mi arrendo, Amore:
mia vita ormai eterna.

(David Maria Turoldo)